sabato 1 luglio 2017

visita al Lebbrosario di Oifidi



Padre Virginio, della Missione  Omupanda, vicino a Ondjiva, da anni segue il Lebbrosario di Oifidi e qualche tempo fa, approfittando di un periodo di studio a Roma, ha cntattato la ong AIFO, specializzata nell’assistenza ai lebbrosi, per chiederne il sostegno.
AIFO non ha progetti nei dintorni e quindi ha chiesto al CUAMM di effettuare un sopralluogo e il CUAMM ha girato a noi la richiesta.
Quindi abbiamo saputo che chi piú segue il Lebbrosario é Suor Dionisia, Superiora del Convento di Ondjiva delle Suore Benedettine di Oshikuku; con lei abbiamo concordato che ci accompagnasse nella visita e martedí 27 Giugno io e Laura Villosio, che a Chiulo si occupa dei 32 dispensari periferici, siamo andati al Lebbrosario.Durante la visita si é fermato brevemente a parlare con noi il Padre diocesano João de Deus Mandume, della Missione di Omupanda, casualmente presente sul posto.


S. Dionisia, P. Mandume e D.ra Laura
Il Lebbrosario di Oifidi si trova a circa 7 Km dalla cittá di Ondjiva, il capoluogo della Provincia del Kunene, in Angola. Per la pastorale, appartiene alla Parrocchia della Missione di Omupanda
  
I nuovi casi di lebbra sono ormai rari anche in Angola (a Chiulo ne arriva in media 1 al mese) ma restano molti vecchi lebbrosi, con gravi invaliditá dovute alla fase attiva della loro malattia: cecitá, amputazioni delle estremitá, continue ferite e ustioni delle aree di pelle rimaste insensibili. Il Lebbrosario segue 110 di questi ex-lebbrosi. Di questi, solo 3 vivono nel Lebbrosario p.d. mentre gli altri abitano con le loro famiglie, nelle immediate vicinanze del Centro. La Suora ritiene che sia opportuno mantenere i lebbrosi nelle loro famiglie, evitandone il piú possibile l’istituzionalizzazione ma nello stesso tempo favorendone la socializzazione facendogli frequentare il centro per usarne i servizi, cosí da evitare l’isolamento in famiglia.
Il Lebbrosario occupa un ampio terreno dove restano i ruderi delle originarie 3 abitazioni in muratura, negli anni scorsi sostituite dal Governo con 3 baracche metalliche, troppo calde di giorno e troppo fredde di notte.  All’interno delle baracche vivono i tre lebbrosi residenti, in condizioni igieniche pessime, sia a livello personale che come abiti, letti (materassi di gommapiuma stesi sul  terreno e vecchie coperte, il tutto incredibilmente sudicio) e ambiente interno alle loro stanze.


I vecchi alloggi in muratura, ormai ridotti a ruderi


I nuovi alloggi, in lamiere metalliche su basamento di cemento (che fa da pavimento alle camere). All’esterno stazionano i Lebbrosi residenti e i familiari che li vanno a visitare.

Il Lebbrosario consta anche di altri edifici in muratura: uno piú piccolo, che ospita una delle 4 classi elementari della scuola locale, l’altro, molto grande, in buona parte occupato da un ampio spazio coperto ma senza pareti, ex-refettorio del Lebbrosario e ora usato per distribuzione alimenti e Messe, mentre l’altra estremitá, in via di crollo, ospita il Centro di Salute: due camerette dove un’infermiera governativa tutti i giorni lavorativi arriva da Ondjiva, per curare e medicare i malati dell’intera zona, col pochissimo materiale che ha a disposizione.


Da sinistra: aula scolastica in lamiera, aula in muratura;
piú distanti due degli alloggi vecchi.


L’ex-refettorio. All’altra estremitá ha sede il Posto di Salute.





Il Posto di Salute – Esterno



L’interno del Posto di Salute, con l’Infermiera e i pochi farmaci a disposizione.

Infine in altre baracche metalliche sono ospitate le altre 3 classi elementari della scuola i cui Insegnanti, peró, quando possibile fanno lezione all’aperto, all’ombra degli alberi.


Una delle classi scolastiche in lamiera.



Si preferisce far lezione sotto gli alberi.

Il centro oltre ad ospitare i 3 lebbrosi, é frequentato dagli altri 107 lebbrosi che abitano con le loro famiglie nelle immediate vicinanze e dai parenti di tutti (figli, nipoti e bisnipoti), nonché dagli altri bambini della zona per seguire i primi anni degli studi elementari (dopo devono andare nelle scuole della vicina Ondjiva).
Il centro é privo di elettricitá e riceve l’acqua dalla vicina casa del P. Mandume (che peró abita nella Missione di Omupanda, a circa 15 Km di distanza), che la pompa da un pozzo profondo quando ha i soldi per comprare il combustibile per il piccolo generatore elettrico; in questo caso l’acqua arriva ad un rubinetto posto presso le baracche-abitazioni; quando questa acqua di pozzo non é disponibile per mancanza del combustibile, i parenti dei lebbrosi durante la stagione delle piogge devono andare ad attingerla in uno stagno distante poche centinaia di metri mentre nella stagione secca bisogna arrivare ad Ondjiva.


In fondo: casa di P. Mandume (che non vi abita);
in mezzo: l’orto col suo serbatoio per l’irrigazione.
Per l’alimentazione dei lebbrosi Suor Dionisia puó contare solo sul cibo donato spontaneamente dagli altri Parrocchiani, e da loro consegnato direttamente alle Suore o alla locale Caritas, che poi lo mette a disposizione della Suora; tali donazioni sono quindi irregolari per frequenza, tipologie di alimenti e loro quantitá. Nulla viene dato dal Governo. Le Suore Benedettine a loro volta sono troppo povere per fare di piú: la loro Comunitá é costituita da 17 Aspiranti e 6 Suore, di cui solo 3 lavorano (2 come insegnanti e 1 come infermiera nell’Ospedale governativo) e mantengono tutte e 23.
Abbiamo anche visitato alcune abitazioni dei dintorni: le piu povere sono costituite solo da capanne tradizionali, di fango secco con tetto di paglia, ogni capanna dedicata ad un diverso uso (dormire, cucinare, mangiare, ricevere ospiti) il tutto racchiuso in un recinto e circondato dai campi di miglio, sorgo, zucche e poco altro. Altre case, di persone che hanno un lavoro retribuito in cittá, oltre alle capanne suddette, possono permettersi anche un edificio in blocchi di cemento, con una o due stanze al loro interno.




Le case piú povere, costituite da gruppi di semplici capanne tradizionali con il recinto che le separa dalle altre famiglie. In primo piano i campi di sorgo, dopo il raccolto.



Le capanne tradizionali viste dall’interno del recinto.





La casa di una famiglia meno povera, con capanne tradizionali ma anche una costruzione in blocchi di cemento. In primo piano i campi di miglio e sorgo.


Nel terreno tra il Lebbrosario e la casa di P. Mandume é stato allestito un orto che peró avrebbe bisogno di irrigazione artificiale nei 6 mesi della stagione secca.


L’orto del Lebbrosario con il serbatoio per la sua irrigazione

Abbiamo quindi informato l’AIFO che i bisogni principali ci sembrano questi:
     1.  Un intervento edile una tantum per riparare il Posto di Salute e gli altri edifici in muratura recuperabili.
2.    Una piccola fornitura annuale di bidoni e bacili di plastica, guanti ad uso domestico, grembiuli, scope e altro materiale per le pulizie.
3.    Una piccola fornitura mensile di detersivi per la persona, il vestiario e i piatti.
4.    Un kit alimentare mensile per i 63 lebbrosi piú poveri, affinché non siano troppo di peso per le loro povere famiglie; per gli altri, secondo Suor Dionisia, sarebbe sufficiente un kit simbolico, per mantenerli in contatto col Lebbrosario e mantenerne la socializzazione.
5.    Un rifornimento mensile o trimestrale di farmaci e materiale di medicazione di base, da mettere a disposizione dell’Infermiera governativa per tutti gli abitanti della zona, lebbrosi e non.
6.    Un rifornimento mensile di combustibile per permettere a P. Mandume di pompare l’acqua verso il Lebbrosario, modesto nella stagione delle piogge, piú consistente nella stagione secca per irrigare l’orto.
7.    Una “vigilante” presente al mattino nei giorni feriali per effettuare le pulizie degli alloggi (e dei panni) dei 3 lebbrosi residenti, del Posto di Salute e dell’ex-refettorio.

A questi, abbiamo ritenuto doveroso da parte nostra aggiungere un ulteriore punto, non espresso dalla dignitosissima Suor Dionisia:
8. 8.  Un modestissimo contributo annuale alle Suore Benedettine di Oshakuku, per assicurazione, manutenzione e parte del combustibile del loro malandato veicolo fuoristrada.

   

    


     Suor Dionisia alla fine ci ha invitati nel suo Convento, costruito grazie all'associazione "Chiesa che soffre" (!): ci ha fatto visitare il piccolo edificio, ci ha offerto acqua e succhi di frutta e quando le abbiamo chiesto cosa poteva essere utile alla Comunitá di cui é la Superiora, ci ha chiesto .... una macchina per fare le Ostie piú grande di quella che ha (che fa una grande ostia al centro e 10 normali tutte intorno) .... benedetta Benedettina! ma se hai 23 persone da sfamare, vestire e mandare a scuola!
     


      






Speriamo che AIFO riesca ad aiutare il lebbrosario. Il Cuamm non puó farlo perché é giá oberato dal peso dell’Ospedale di Chiulo, ormai in agonia per mancanza di farmaci e altri prodotti di consumo: in Sala Parto da settimane le ostetriche lavano e riusano i guanti non sterili per assistere le partorienti; gli altri reparti cercano di farne a meno. La lista di ció che manca sarebbe lunghissima e siamo giá abbastanza depressi noi, non c’é bisogno di contagiare anche voi che leggete il blog.
Cari saluti a tutti.
Marco