Padre Virginio, della Missione
Omupanda, vicino a Ondjiva, da anni segue il Lebbrosario di Oifidi e
qualche tempo fa, approfittando di un periodo di studio a Roma, ha cntattato la
ong AIFO, specializzata nell’assistenza ai lebbrosi, per chiederne il sostegno.
AIFO non ha progetti nei dintorni e quindi ha chiesto al CUAMM di
effettuare un sopralluogo e il CUAMM ha girato a noi la richiesta.
Quindi abbiamo saputo che chi piú segue il Lebbrosario é Suor Dionisia,
Superiora del Convento di Ondjiva delle Suore Benedettine di Oshikuku; con lei
abbiamo concordato che ci accompagnasse nella visita e martedí 27 Giugno io e
Laura Villosio, che a Chiulo si occupa dei 32 dispensari periferici, siamo
andati al Lebbrosario.Durante la visita si é fermato brevemente a parlare con
noi il Padre diocesano João de Deus Mandume, della Missione di Omupanda,
casualmente presente sul posto.
S.
Dionisia, P. Mandume e D.ra Laura
Il Lebbrosario di Oifidi si trova a circa 7 Km dalla cittá di Ondjiva, il
capoluogo della Provincia del Kunene, in Angola. Per la pastorale, appartiene
alla Parrocchia della Missione di Omupanda
I nuovi casi di lebbra sono ormai rari anche in Angola (a Chiulo ne arriva
in media 1 al mese) ma restano molti vecchi lebbrosi, con gravi invaliditá
dovute alla fase attiva della loro malattia: cecitá, amputazioni delle
estremitá, continue ferite e ustioni delle aree di pelle rimaste insensibili. Il
Lebbrosario segue 110 di questi ex-lebbrosi. Di questi, solo 3 vivono nel
Lebbrosario p.d. mentre gli altri abitano con le loro famiglie, nelle immediate
vicinanze del Centro. La Suora ritiene che sia opportuno mantenere i lebbrosi
nelle loro famiglie, evitandone il piú possibile l’istituzionalizzazione ma
nello stesso tempo favorendone la socializzazione facendogli frequentare il
centro per usarne i servizi, cosí da evitare l’isolamento in famiglia.
I
vecchi alloggi in muratura, ormai ridotti a ruderi
I nuovi alloggi, in lamiere metalliche su basamento di
cemento (che fa da pavimento alle camere). All’esterno stazionano i Lebbrosi
residenti e i familiari che li vanno a visitare.
Il Lebbrosario consta anche di altri edifici in muratura: uno piú piccolo,
che ospita una delle 4 classi elementari della scuola locale, l’altro, molto grande, in buona parte occupato da un ampio spazio coperto ma senza pareti,
ex-refettorio del Lebbrosario e ora usato per distribuzione alimenti e Messe, mentre
l’altra estremitá, in via di crollo, ospita il Centro di Salute: due camerette
dove un’infermiera governativa tutti i giorni lavorativi arriva da Ondjiva, per
curare e medicare i malati dell’intera zona, col pochissimo materiale che ha a
disposizione.
Da sinistra: aula scolastica in lamiera, aula in
muratura;
piú distanti due degli alloggi
vecchi.
L’ex-refettorio. All’altra estremitá
ha sede il Posto di Salute.
Il Posto di Salute – Esterno
L’interno del Posto di Salute, con
l’Infermiera e i pochi farmaci a disposizione.
Infine in altre baracche metalliche sono ospitate le altre 3 classi
elementari della scuola i cui Insegnanti, peró, quando possibile fanno lezione
all’aperto, all’ombra degli alberi.
Una delle classi scolastiche in
lamiera.
Si
preferisce far lezione sotto gli alberi.
Il centro oltre ad ospitare i 3 lebbrosi, é frequentato dagli altri 107 lebbrosi
che abitano con le loro famiglie nelle immediate vicinanze e dai parenti di
tutti (figli, nipoti e bisnipoti), nonché dagli altri bambini della zona per seguire
i primi anni degli studi elementari (dopo devono andare nelle scuole della
vicina Ondjiva).
Il centro é privo di elettricitá e riceve l’acqua dalla vicina casa del P.
Mandume (che peró abita nella Missione di Omupanda, a circa 15 Km di distanza),
che la pompa da un pozzo profondo quando ha i soldi per comprare il
combustibile per il piccolo generatore elettrico; in questo caso l’acqua arriva
ad un rubinetto posto presso le baracche-abitazioni; quando questa acqua di pozzo
non é disponibile per mancanza del combustibile, i parenti dei lebbrosi durante
la stagione delle piogge devono andare ad attingerla in uno stagno distante
poche centinaia di metri mentre nella stagione secca bisogna arrivare ad
Ondjiva.
In fondo: casa di P. Mandume (che non vi abita);
in
mezzo: l’orto col suo serbatoio per l’irrigazione.
Per l’alimentazione dei lebbrosi Suor Dionisia puó contare solo sul cibo donato
spontaneamente dagli altri Parrocchiani, e da loro consegnato direttamente alle
Suore o alla locale Caritas, che poi lo mette a disposizione della Suora; tali
donazioni sono quindi irregolari per frequenza, tipologie di alimenti e loro
quantitá. Nulla viene dato dal Governo. Le Suore Benedettine a loro volta sono
troppo povere per fare di piú: la loro Comunitá é costituita da 17 Aspiranti e
6 Suore, di cui solo 3 lavorano (2 come insegnanti e 1 come infermiera
nell’Ospedale governativo) e mantengono tutte e 23.
Abbiamo anche visitato alcune abitazioni dei dintorni: le piu povere sono
costituite solo da capanne tradizionali, di fango secco con tetto di paglia,
ogni capanna dedicata ad un diverso uso (dormire, cucinare, mangiare, ricevere
ospiti) il tutto racchiuso in un recinto e circondato dai campi di miglio,
sorgo, zucche e poco altro. Altre case, di persone che hanno un lavoro
retribuito in cittá, oltre alle capanne suddette, possono permettersi anche un
edificio in blocchi di cemento, con una o due stanze al loro interno.
Le case piú povere, costituite da
gruppi di semplici capanne tradizionali con il recinto che le separa dalle
altre famiglie. In primo piano i campi di sorgo, dopo il raccolto.
Le capanne tradizionali viste
dall’interno del recinto.
La casa di una famiglia meno povera, con capanne tradizionali
ma anche una costruzione in blocchi di cemento. In primo piano i campi di
miglio e sorgo.
Nel terreno tra il Lebbrosario e la casa di P. Mandume é stato allestito un
orto che peró avrebbe bisogno di irrigazione artificiale nei 6 mesi della
stagione secca.
L’orto
del Lebbrosario con il serbatoio per la sua irrigazione
Abbiamo quindi informato l’AIFO che i bisogni principali ci sembrano questi:
1. Un intervento edile una tantum per riparare il Posto di
Salute e gli altri edifici in muratura recuperabili.
2. Una piccola fornitura annuale di bidoni e bacili di plastica, guanti ad uso domestico, grembiuli, scope e altro materiale per le pulizie.
3. Una piccola fornitura mensile di detersivi per la persona, il vestiario e i piatti.
4. Un kit alimentare mensile per i 63 lebbrosi piú poveri, affinché non siano troppo di peso per le loro povere famiglie; per gli altri, secondo Suor Dionisia, sarebbe sufficiente un kit simbolico, per mantenerli in contatto col Lebbrosario e mantenerne la socializzazione.
5. Un rifornimento mensile o trimestrale di farmaci e materiale di medicazione di base, da mettere a disposizione dell’Infermiera governativa per tutti gli abitanti della zona, lebbrosi e non.
6. Un rifornimento mensile di combustibile per permettere a P. Mandume di pompare l’acqua verso il Lebbrosario, modesto nella stagione delle piogge, piú consistente nella stagione secca per irrigare l’orto.
7. Una “vigilante” presente al mattino nei giorni feriali per effettuare le pulizie degli alloggi (e dei panni) dei 3 lebbrosi residenti, del Posto di Salute e dell’ex-refettorio.
2. Una piccola fornitura annuale di bidoni e bacili di plastica, guanti ad uso domestico, grembiuli, scope e altro materiale per le pulizie.
3. Una piccola fornitura mensile di detersivi per la persona, il vestiario e i piatti.
4. Un kit alimentare mensile per i 63 lebbrosi piú poveri, affinché non siano troppo di peso per le loro povere famiglie; per gli altri, secondo Suor Dionisia, sarebbe sufficiente un kit simbolico, per mantenerli in contatto col Lebbrosario e mantenerne la socializzazione.
5. Un rifornimento mensile o trimestrale di farmaci e materiale di medicazione di base, da mettere a disposizione dell’Infermiera governativa per tutti gli abitanti della zona, lebbrosi e non.
6. Un rifornimento mensile di combustibile per permettere a P. Mandume di pompare l’acqua verso il Lebbrosario, modesto nella stagione delle piogge, piú consistente nella stagione secca per irrigare l’orto.
7. Una “vigilante” presente al mattino nei giorni feriali per effettuare le pulizie degli alloggi (e dei panni) dei 3 lebbrosi residenti, del Posto di Salute e dell’ex-refettorio.
A questi, abbiamo ritenuto doveroso da parte nostra aggiungere un ulteriore
punto, non espresso dalla dignitosissima Suor Dionisia:
8. 8. Un modestissimo contributo annuale alle Suore Benedettine
di Oshakuku, per assicurazione, manutenzione e parte del combustibile del loro malandato veicolo fuoristrada.
Suor Dionisia alla fine ci ha invitati nel suo Convento, costruito grazie all'associazione "Chiesa che soffre" (!): ci ha fatto visitare il piccolo edificio, ci ha offerto acqua e succhi di frutta e quando le abbiamo chiesto cosa poteva essere utile alla Comunitá di cui é la Superiora, ci ha chiesto .... una macchina per fare le Ostie piú grande di quella che ha (che fa una grande ostia al centro e 10 normali tutte intorno) .... benedetta Benedettina! ma se hai 23 persone da sfamare, vestire e mandare a scuola!
Speriamo che AIFO riesca ad aiutare il lebbrosario. Il Cuamm non puó farlo perché é giá
oberato dal peso dell’Ospedale di Chiulo, ormai in agonia per mancanza di
farmaci e altri prodotti di consumo: in Sala Parto da settimane le ostetriche
lavano e riusano i guanti non sterili per assistere le partorienti; gli altri
reparti cercano di farne a meno. La lista di ció che manca sarebbe lunghissima
e siamo giá abbastanza depressi noi, non c’é bisogno di contagiare anche voi
che leggete il blog.
Cari saluti a tutti.
Marco