domenica 10 dicembre 2017

Sono agli sgoccioli!

E’ sabato 2 dicembre e finalmente ho un’intera giornata di riposo: con Bianca e la dott.ssa Laura siamo a Lubango, una grossa città 250 Km a nord-ovest di Chiulo e 1.700 m s.l.m., raggiungibile in 3 ore di strada asfaltata in buono stato. Il viaggio è faticoso perché la Toyota Land Cruiser che dobbiamo usare ha i sedili posteriori messi lungo le pareti laterali e chi vi si siede deve viaggiare sempre seduto storto, su sedili duri e scomodi … alla fine si è tutti doloranti, dal collo in giù … un Calvario, non certo una gita riposante.

Praticamente, da quando sono arrivato ad aprile, è la 1° o 2° volta al massimo che ho un’intera giornata di tranquillità: anche nei week end si viene di solito chiamati per qualche problema grande o piccolo:  il generatore grande ha un guasto, le elettropompe nel fiume Mucope non pompano più l’acqua, l’ospedale ha tutti i veicoli guasti e chiede un’auto in prestito per trasferire un malato grave o anche solo c’è bisogno di una tanica di benzina per i generatori piccoli, quelli che vengono accesi quando il generatore grande, a gasolio, è spento per un motivo o per l’altro.

Il letto asciutto del Rio Mucope con i pozzi scavati nelle sue sabbie ricche di acqua, con le tante donne che vanno a prendere l'acqua per casa, lavano sé stesse, i figli piú piccoli e i panni.

 Uno dei pozzi nel Rio Mucope: erano sigillati ma poi la popolazione li ha forati per poter prendere l'acqua usando i secchi pur essendo una pratica sbagliata perché le mani sporche contaminano i secchi che poi contaminano l'acqua del pozzo e cosí si trasmettono tante malattie (diarree varie, tifo, colera, epatite A, vermi intestinali ecc.)

E’ da un po’ che non aggiorno il blog ma il mese che ho dovuto passare in Maternità mi ha stremato: alla fine, visto che il chirurgo dr. Giorgio non riusciva ancora a tornare (ora è di nuovo qui, per fortuna, scatenato come sempre, malgrado i suoi 71 anni) ho lasciato la Maternità ai colleghi angolani, che se la sono cavata bene, ricorrendo anche loro ai trasferimenti verso l’Ospedale di Ondjiva, la capitale della nostra Regione, dei casi chirurgici e ostetrici che non si potevano trattare qui.

Quel mese in Maternità è stato molto bello: tanti parti, qualche bambino aiutato a nascere usando la ventosa, qualche altro rianimato dopo la nascita perchè non respirava (poi arrivavano le pediatre e portavano avanti la rianimazione, di solito con successo). Ho anche dovuto studiare molto perchè molte cose, imparate in Uganda oltre 30 anni fa, non le ricordavo più o sono cambiate.

Ma lo stress di quel periodo ha fatto precipitare una situazione già per me difficile perché comunque gli altri problemi dell’ospedale restano, in tutta la loro drammaticità: mancano molti farmaci e reagenti di laboratorio; l’apparecchio radiologico è rotto da oltre un anno e non si vede una soluzione per la sua sostituzione, l’unico generatore grande dell’ospedale ha frequenti guasti e bisogna chiamare un tecnico esterno per ripararlo e questo viene quando ha tempo (è molto richiesto in giro); le 5 elettropompe a immersione che pompavano l’acqua da pozzi superficiali, scavati nella sabbia del fiume Mucope, qui vicino, si sono rotte tutte insieme e nessuno capisce cosa gli sia successo, quindi ne abbiamo comprata una nuova che però non ha funzionato, poi una usata che funziona bene e ora ne cercheremo altre ma senza sapere la causa del guasto delle pompe precedenti è facile che anche alle nuove succeda lo stesso; varie infermiere se ne stanno andando e già prima erano insufficienti, per cui p. es. le essenziali vaccinazioni col team mobile sono state sospese da mesi e si stanno quindi preparando le condizioni per una epidemia di morbillo, che qui è spesso letale.

Bianca e io siamo quindi intervenuti e ora paghiamo lo stipendio a 4 infermiere disoccupate che hanno accettato di lavorare a Chiulo con una paga dimezzata (150 €/mese invece dei 300 della paga completa); con altri colleghi del Cuamm (grazie ai soldi propri e a quelli raccolti da parenti e amici) abbiamo più volte comprato farmaci, reagenti e pezzi di ricambio di macchinari vari ma quanto possiamo mettere a disposizione è sempre poco per i consumi di un grande ospedale, basta solo per qualche settimana e poi si ritorna alle condizioni precedenti.

Ultimamente è arrivata anche qualche buona notizia: il Fondo Sovrano dell’Angola ci finanzia nuovamente, ma in misura ridotta, un progetto sulla salute materno-infantile che per 3 anni permetterà al Cuamm di continuare a mantenere a Chiulo un pediatra, un chirurgo e un’amministratrice-contabile, di comprare un nuovo veicolo per la supervisione delle unità sanitarie periferiche, di pagare (20 €/mese!) una trentina di levatrici tradizionali di villaggio (delle 110 che erano state  addestrate e pagate col progetto precedente), di comprare 1-2 mesi di farmaci per Chiulo e le unità periferiche. Insomma copre solo una parte delle esigenze reali: è importante ma non sufficiente.
La formazione in periferia di Levatrici Tradizionali di Villaggio: ne sono state formate 110. 
ora bisogna continuare con corsi di"refrescamento"

Subito dopo è arrivata la notizia che il Fondo Globale, con sede a Ginevra, finanzierà un altro progetto, questo contro la tubercolosi; ma è un progetto nato nel 2014 e da allora le condizioni sono profondamente cambiate in Angola; in particolare da oltre un anno il Governo non manda più gli indispensabili farmaci per la tubercolosi semplice e questo progetto prevede invece di mandare farmaci e apparecchiature per la rara tubercolosi multi-farmaco-resistente (meno del 5% dei casi ma molto pericolosa). Quando da Padova è arrivata l’annuale visita di supervisione, abbiamo fatto presente questa insieme alle altre necessità, anzi io ho chiesto di insistere col Fondo Globale (col quale siamo in contatto) affinchè reindirizzi il progetto sulla tubercolosi semplice e, se non ci si riuscisse, di chiedere a Papa Francesco (si proprio Papa Francesco in persona: siamo disperati per i nostri pazienti!) di fare un appello pubblico in favore dei malati di tubercolosi in Angola (e magari in altri Paesi che fossero nelle stesse condizioni) in modo da costringere il Fondo e/o i Governi a prestare finalmente attenzione e a darsi da fare per non lasciar morire decine di migliaia di persone (che lasceranno centinaia di migliaia di orfani) per una malattia che sappiamo ben curabile.
Ora speriamo nella Conferenza Episcopale Italiana, alla quale il Cuamm ha presentato un progetto di tre anni, ancora per sostenere la salute materno-infantile e che quindi andrebbe a completare il progetto del Fondo Sovrano.  Sempre in campo materno-infantile possiamo inoltre contare su dei fondi messi a disposizione da alcune Fondazioni bancarie italiane e su quelli che il Cuamm raccoglie da privati, Parrocchie, gruppi di appoggio: ogni contributo è essenziale ma, da solo, insufficiente.
Il Dr. Benvindo, uno dei 3 nuovi medici angolani arrivati recentemente, 
aggiungendosi al Direttore Sanitario, Dr. Ivo, qui da 4 anni.

E ogni anno è così: il Cuamm deve continuamente darsi da fare raccogliendo fondi privati in Italia e presentare progetti a vari donatori istituzionali, in Italia e all’estero, sperando che qualcuno di essi venga approvato. A Padova, dove è la sede centrale del Cuamm, sono oberati di lavoro nella preparazione e presentazione dei progetti ma anche nella rendicontazione di quelli che, approvati negli anni precedenti, si stanno realizzando o concludendo.

Ma anche in periferia, come noi a Chiulo, siamo stressati, sempre coi nostri problemi di farmaci, acqua, elettricità, Personale sanitario, laboratorio, attrezzature varie ecc. E a me continuamente si rivolgono i medici del Cuamm e il Personale dell’Ospedale per lamentare problemi, mancanze, disfunzioni, ma senza proporre soluzioni praticabili e senza che ci siano i mezzi per affrontare tutto ciò da parte del Cuamm e della Direzione dell’Ospedale.

In particolare per me la situazione è diventata insostenibile: non riesco a mantenere un adeguato distacco dalla situazione, non riesco a dirmi “pazienza, si fa quel che si può con quel che si ha” e quindi non vedo l’ora di tornare in Italia e lasciare a qualcun altro il mio posto troppo scomodo, in aiuto alla Direzione dell’Ospedale di Chiulo (con la quale, peraltro, lavoro molto bene). Con Bianca manterremo gli stipendi delle 4 infermiere per qualche mese, sperando che intanto il Cuamm trovi i fondi per continuare a pagarle e anzi per assumerne altre 9, il numero minimo per assicurare che ci siano almeno 2 infermieri per ogni reparto per ogni turno e 3 in Maternitá, specie di giorno quando c’è più lavoro, cosa che oggi spesso non avviene.

Esami di ammissione alla nostra Scuola Infermiere: alcuni dei 400 aspiranti ma i posti sono solo 74.
C'é un grande interesse per la formazione "tecnica", vista come unica possibilitá di uscire dalla povertá. E per l'Ospedale di Chiulo saranno un aiuto pratico nei periodi di tirocinio nei Reparti.

Il 20 dicembre partiremo per le ferie, che trascorreremo a casa in Italia, coi nostri figli ormai sparsi per il Mondo. Dovremo anche fare degli accertamenti sanitari: Bianca ha avuto un infortunio al ginocchio e forse avrà bisogno di un piccolo intervento e della successiva fisioterapia; io controllerò alcuni dei miei problemi vecchi e nuovi.

Quindi poi vedremo se potremo tornare a Chiulo fino a tutto marzo, per tornare definitivamente in Italia da aprile, come previsto.

Peccato, saremmo potuti restare di più e portare avanti le tante, troppe attività che hanno bisogno di sostegno, ma lo stress dovuto ai troppi problemi irrisolvibili presenti è stato troppo forte, è la stessa situazione che avevo giá vissuto nel 2012-13. E gli aiuti promessi, se arriveranno davvero, saranno troppo pochi e arriveranno troppo tardi: qualcun altro li userá e porterà avanti l’appoggio a Chiulo.

Cari saluti a tutti.
Marco


PS per chi aveva letto il blog precedente: l’HIV ha vinto e Conceição non ce l’ha fatta, morendo 5 giorni dopo il parto e lasciando un bambino troppo piccolo (1,9 Kg alla nascita); abbiamo anche finito lo sciroppo contro l’HIV da dare ai neonati da madre siero-positiva. Bernarda invece sta bene e ha ripreso in pieno le faticose attività di ogni brava madre e moglie africana.