domenica 18 febbraio 2018

meno 30


Si, ormai qui all’Ospedale di Chiulo, per me e Bianca, siamo agli ultimi giorni, al tramonto della nostra presenza qui: manca poco piú di un mese al nostro rientro definitivo in Italia.


Uno dei tanti spettacolari tramonti di Chiulo


I miei sentimenti sono divisi: da una parte mi rattrista lasciare i colleghi, angolani e italiani, in una situazione cosí difficile, senza restare al loro fianco per trovare soluzioni ai troppi problemi che si accavallano; prevale, peró, il sollievo di non sentirmi piú questa responsabilitá sulle spalle: in molti si rivolgono a me, come rappresentante del Cuamm in loco, ma io non sono il Salvatore, con Bianca abbiamo pagato stipendi per avere qualche infermiera in piú a sostenere il Personale sempre piú scarso, con gli altri colleghi del Cuamm e i loro parenti e amici, abbiamo comprato farmaci, sacche per il sangue delle trasfusioni, reagenti di laboratorio, teli per la sala parto, garze e guanti per le medicazioni, siringhe, fili da sutura, forbici chirurgiche, latte in polvere per neonati orfani … ma non bastano questi nostri sforzi: da soli riusciamo a fare troppo poco.
Purtroppo il Ministero della Salute locale, per via della crisi del petrolio, non manda piú i farmaci, neanche quelli per la tubercolosi che sarebbero un monopolio governativo per impedirne un uso sconsiderato: i pazienti se li comprano nelle farmacie private (ma perché loro ce l’hanno e il Governo no?) e poi li portano in Ospedale dove i nostri infermieri glieli somministrano con la dovuta regolaritá.
Il Dr. Mimmo con uno dei suoi bambini
del Centro Denutriti,
costruito e decorato da Niccoló e Shirin Fabi

E ora una nuova mazzata: gli alimenti terapeutici speciali per i bambini denutriti gravi sono finiti e l’Unicef, che ce li ha sempre dati gratuitamente dal 2011, non ne ha piú né il suo ufficio di Luanda ha notizia di un loro arrivo. E come facciamo con i tanti bambini che ne hanno bisogno? Avevamo creato una rete di 34 centri periferici che assistevano i denutriti consegnandogli questi preziosi pacchetti e ora? Su internet abbiamo trovato le ricette per farceli da soli ma è complicato metter su una “cucina” che prepari queste miscele con i prodotti locali e comunque con quali soldi pagare mais, fagioli o arachidi, olio di semi, latte in polvere, le “cuciniere” che dovrebbero utilizzarli e le migliaia di sacchetti di plastica necessari per la loro distribuzione? Un rompicapo angosciante perché qui non è un rebus da Settimana Enigmistica, qui ci muoiono tanti bambini per denutrizione o per malattie alle quali, malgrado i farmaci, non riescono a reagire per l’estrema debolezza generale; in pratica metá dei bambini denutriti gravi ci muoiono e metá dei bambini che ci muoiono di malaria, diarrea, polmonite ecc. sono anche denutriti gravi.




Il Cuamm, l’ong che ci manda quaggiú, fa il possibile, anticipa i soldi che finanziatori tirchi e disattenti hanno promesso ma tardano a mandarci oltre ogni ragionevole limite, ma oltre un certo punto il Cuamm non puó indebitarsi e cosí i soldi sono sempre pochi, troppo pochi rispetto ai bisogni.
E quindi si, è un sollievo andarsene, smettere di combattere ad armi cosí impari in difesa di una popolazione che ha visto la situazione peggiorare in questi ultimi anni.
Poi in Italia e nei Paesi avanzati ci si lamenta dell’immigrazione: cosa dovrebbe fare la gente di questa parte del Mondo di fronte a questa situazione? Non far niente e lasciar morire i propri coniugi e figli, non potersi permettere di mandare i figli a scuola e destinarli cosí ad un futuro peggiore di quello dei padri? Se la gente avesse una speranza concreta di migliorare pian piano la propria situazione, nessuno lascerebbe famiglia, amici, odori e sapori della propria terra per affrontare le incognite di un’emigrazione in Paesi lontani, tra gente ostile.
E allora torniamo in Italia, con acqua potabile che esce dai rubinetti senza il rischio di prendersi il tifo o il colera, persino calda se si vuole fare la doccia, trovando qualsiasi cosa nei negozi e centri commerciali, p.es. il latte fresco o il pane croccante, persino la frutta e la verdura, che qui, ai limiti del deserto del Namibe scarseggiano; con un Sistema sanitario in via di peggioramento ma che ancora dá molto ai Cittadini, con una Scuola che potrebbe migliorare molto ma alla quale tutti vanno; insomma speriamo che altri, piú distaccati di noi o con risorse superiori, possano portare avanti l’aiuto a questa gente coraggiosa.
A chi giá sta in Italia, è sensibile a questi problemi ma non puó impegnarsi personalmente quaggiú, la conferma che possono fare molto aiutando le ong che, come il Cuamm, trovano ancora qualcuno disposto a lasciare famiglia e amici per qualche anno, emigranti anche loro sebbene spinti da motivazioni diverse e che arrivano in posti come Chiulo dove la gente è tutt’altro che ostile e li aspetta a braccia aperte, sperando che facciano la differenza e che portino quello sviluppo umano ed economico che finora è stato solo una promessa mancata dell’Indipendenza.

Accanto alle cose che vanno male, ce ne sono anche di positive. P.es. abbiamo ottimi rapporti coi medici angolani (e col resto del Personale) e insieme abbiamo festeggiato compleanni, visto film col video proiettore, organizzato pranzi e cene. 

I Dr.i Cinzia e Daniel festeggiano insieme i loro compleanni ma, sorpresa! le candeline sono quelle che si riaccendono da sole.












I festeggiamenti si prolungano con canti e balli fino alle "ore piccole"




1º compleanno di Aurora, la figlia del Dr. Ivo Makonga, direttore sanitario dell’Ospedale. 
La torta é disneyana, come le "orecchie da topo" indossate dai piú piccoli (e non solo)!


Un sabato, per staccare qualche ora dalla routine di Chiulo, siamo andati a far visita alla Missione Luterana di Xangalala, a 45 Km e 90 minuti di viaggio da Chiulo, sostenuta dalla Chiesa Luterana della Finlandia. Abbiamo visitato il loro Centro di Salute, povero ma ben organizzato e ben tenuto dalla formidabile infermiera Davinete.
Vista d'insieme del Centro di Salute della Missione Luterana di Xangalala.

Abbiamo anche avuto la fortuna di incontrare Emmalisa e il marito Ralon, da molti anni in Angola: loro vengono a Xangalala solo 1 settimana al mese e il resto del tempo sono a Lubango, 300 Km a nord-ovest. Quindi il poterli incontrare e conoscere è stato casuale. Ci hanno annunciato che a marzo dovrebbe arrivare una missionaria finlandese che resterá fissa a Xangalala e ci siamo scambiati numeri di cellulare e la promessa di farci visita reciprocamente, per non far sentire questa giovane missionaria troppo isolata.
Per pranzare siamo scesi sulla riva del fiume, sottostante alla Missione: all’ombra di un grande albero ci siamo rilassati e riposati un po’, osservando i bambini che seguivano le mandrie al pascolo e all’abbeverata, una mandria che guadava il grande fiume Kunene, un uomo con la sua piroga che ne seguiva il lento corso.

Accanto al tronco del grande albero,abbiamo allestito il nostro pic nic.
nel Fiume Kunene la presa d'acqua della Missione di Xangalala.


I giovani allevatori che hanno portato la loro piccola mandria ad abbeverarsi nel Fiume Kunene.


Un'altra piccola mandria guada il Fiume Kunene in cerca di pascolo, scortata dal proprietario in piroga.


Infine siamo andati a dire addio al grande baobab di Xangongo, che avevamo giá visitato piú volte e che chissá quante ne ha viste nei suoi molti secoli di vita.

Insomma una bella giornata, praticamente il massimo che Chiulo offra nei suoi dintorni, anche se comunque i “pensieri” restano malgrado la bucolicitá dei luoghi.


Cari saluti a tutti e davvero “a presto”.

Marco Pratesi

sabato 27 gennaio 2018

2 mesi dal ritorno in Italia !

Oltre un mese che non scrivo! Ma in mezzo ci sono state le vacanze di Natale, passate a Torre Pellice, in casa coi figli. E i due faticosissimi viaggi di andata e ritorno attraverso Addis Abeba.
Nell’aeroporto di Luanda, nel settore voli internazionali, hanno allestito numerosi negozi di souvenir e regali vari prima inesistenti: statuette in pietra e legno, carte geografiche, adesivi e bandiere dell’Angola, CD di musica angolana e libri di vario genere in portoghese, casacche e abiti coloratissimi, tipo hawaiano ma con temi in stile africano … insomma si passa piacevolmente il tempo e la prossima volta, al ritorno definitivo in Italia, ne approfitteremo ancor piú di questa volta.
Il viaggio verso l’Italia è stato il peggiore: 3-4 controlli di sicurezza sia a Luanda (fin sotto la scaletta dell’aereo, con un camper munito di RX per i bagagli a mano) che ad Addis Abeba, dove ci hanno fatto uscire dal settore dei voli internazionali a quello dei voli nazionali (1º controllo) e poi siamo dovuti ripassare da quel settore a quello internazionale (altri 2 controlli, togliendo anche le scarpe); peró Bianca e la mamma di una specializzanda in Pediatria che, col marito, erano venuti a Chiulo in visita alla figlia, hanno potuto visitare i negozietti del ricchissimo artigianato etiope.
Al ritorno è andata meglio perché ad Addis non ci hanno fatto uscire dal settore internazionale e quindi abbiamo evitato almeno 2 controlli peró non abbiamo potuto visitare i negozietti: pazienza. Inoltre mi ero portato dei panini imbottiti all’italiana e ho potuto fare a meno degli stomachevoli pasti offerti sui vari aerei (mentre Bianca si sbafava tutto senza vergogna).
Qui la situazione resta la stessa, sempre di grande incertezza. I fondi su cui possiamo contare sono del tutto insufficienti ma è anche vero che siamo solo all’inizio dell’anno e la Provvidenza (tramite il Cuamm) magari interverrá sostanziosamente.
Il progetto che piú ci sosteneva finora è stato sospeso: era finanziato dal Fondo Sovrano dell’Angola (FSDEA: quello alimentato dai proventi del petrolio, diamanti, oro e altre materie prime minerali) ma con l’elezione del nuovo Presidente della Repubblica il suo consiglio di amministrazione è stato totalmente sostituito ma ancora manca la ratifica delle nomine da parte del Presidente, quindi i progetti come il nostro che non avevano ancora avuto la firma definitiva sono stati sospesi e a questo punto siamo tutti preoccupati: questo finanziamento era essenziale, anche se insufficiente, per le attivitá in ospedale e sul territorio.
Poi in questi giorni si saprá l’esito di un altro progetto presentato dal Cuamm, questa volta alla Conferenza Episcopale Italiana: anche questo è sulla salute materno-infantile e si aggiungerebbe a quello del FSDEA senza peró completarlo: mancherá ancora parecchio per arrivare a fine anno.
Un’altra speranza ci viene dai Lions Club: tramite quello di Torre Pellice, siamo arrivati ad un loro socio molto influente (e sensibile a questi temi!) a livello internazionale che ha invitato il Cuamm a presentare un altro progetto, stavolta sulla lotta alla Tubercolosi, per cui forse riusciremo a comprare un apparecchio radiologico (l’altro si era irrimediabilmente guastato nel giugno 2016) e a comprare un parte dei farmaci e reagenti di laboratorio necessari.
Insomma è un continuo procedere a singhiozzo, con speranze e delusioni.
Resta inoltre l’assenza di un efficace Servizio Tecnico ospedaliero, quello che dovrebbe provvedere alla manutenzione e riparazione degli edifici e dei vari impianti, per cui è un continuo guastarsi di generatori piccoli e grandi, mancanza di acqua generalizzata, mancanza di elettricitá in vari reparti; vengono chiamati tecnici locali, che abitano nelle cittá piú vicine, quindi a 30 o 130 km di distanza) ma questi hanno competenze molto limitate e nessuna conoscenza teorica, e quindi consapevolezza, di quel che fanno quando tirano un fino da qui a lí: tutti contenti se l’elettricitá arriva, senza sapere se il filo ne sta portando troppa e quindi presto brucerá, in un caos sempre piú inestricabile di fili di tutti i colori (mentre per un elettricista vero ogni colore ha un suo preciso significato e lo aiuta nel suo lavoro).
Anche i farmaci sono un problema grave, con un continuo correre a comprare un po’ di quelli piú essenziali: abbiamo comprato anti-tubercolari per un mese ma ora non possiamo comprarne altri perché il progetto del FSDEA è sospeso; sono finiti 2 dei test necessari per fare le trasfusioni, li abbiamo trovati e comprati a Luanda ma da lí non sono riusciti a spedirceli per aereo perché il sistema informatico della compagnia aerea nazionale TAAG non funzionava e quindi non hanno potuto accettarli: io avevo detto di affidarli a un passeggero di buona volontá, spiegandogli di cosa si tratta e facendogli vedere le varie boccette dei reagenti, come si faceva quando ero qui alcuni anni fa; ma i nostri a Luanda non mi hanno dato retta, sembrano incapaci di adattarsi ad una situazione di modernizzazione si ma incerta, zoppicante, dove ancora è necessario chiedere qualche volta la collaborazione di volenterosi, e cosí giá da ieri niente trasfusioni; i reagenti arriveranno martedí (forse) e fino ad allora qualcuno ci potrá rimettere la pelle. E Chiulo è l’unico ospedale che riusciva a fare le trasfusioni, almeno nel Nord Kunene. Il personale infermieristico, non abbastanza valorizzato, sta lentamente diminuendo: un’infermiera è morta in un recente incidente stradale, altre si sono trasferite altrove per motivi di famiglia o per continuare gli studi; io e Bianca ne abbiamo assunte 4, le paghiamo noi attraverso l’ospedale, per dare una mano nei settori dove avevano dovuto sospendere delle attivitá (le importantissime vaccinazioni extra-ospedaliere, il consultorio ostetrico ecc.) ma ce ne vorrebbero una dozzina per ripristinare in pieno i servizi senza costringere il personale a rinunciare a riposi o recuperi, come avviene ora in Maternitá; chiesto al Cuamm, per ora senza risposta: vedremo coi prossimi progetti se potremo permetterci queste assunzioni.
Infine le incomprensioni coi colleghi del Cuamm: tutte queste carenze (farmaci, apparecchi elettromedicali senza elettricitá, raggi X, strumenti chirurgici funzionanti, anestesie “come si deve” ecc.) finiscono col provocare quasi-scontri tra noi, evidenziando le differenti impostazioni tra veterani e chi è alla prima esperienza, tra ospedalieri e territoriali, tra pediatri e altri specialisti, tra chi lavora in Direzione e pensa in termini globali e chi nei singoli reparti e pensa solo a quelli. Anche in passato avevo avuto questa esperienza e anzi in certe occasioni alla fine a stento ci si salutava quando ci si incontrava; stavolta va meglio, forse perché comunque ognuno cerca di non esagerare nella propria posizione, forse perché spesso abbiamo occasione di stare tutti insieme, nella riunione de venerdí pomeriggio e poi per per le tante cene in comune, per le quali si inventano tutte le scuse: parte qualcuno, arriva qualcun altro, c’è un compleanno da festeggiare e cosí via. Quindi ci sono occasioni per manifestare le proprie convinzioni ma anche per smussare i disaccordi e cercare di capire la posizione dell’altro. D’altra parte son tutte brave persone anche se hanno opinioni cosí diverse tra loro e rispetto a quella che teoricamente è la missione del Cuamm. Comunque per mantenere un minimo di equilibrio mentale, abbiamo anche organizzato delle gite di gruppo: una domenica al lago di Manquete (un diverticolo del fiume Kunene, dove i cinesi stanno costruendo enormi risaie) o, come in questo weekend, gite di 2-3 giorni a Lubango (3ª cittá dell’Angola, a 1.700 m s.l.m., con ricca vegetazione, grandi supermercati, ristoranti, negozi di ogni tipo, un mercato ricco di tessuti africani e tanto altro … sembra un altro Paese rispetto al semi-arido Kunene). E poi qualcuno puó aggregarsi a Laura, la medica che lavora sul territorio, e visitare dispensari lontanissimi, passando una giornata interessante e diversa dal solito.
Le risaie, ancora senza acqua; sullo sfondo l'argine artificiale di terra biancastra.
Poi le cime degli alberi del Parco Nazionale, sull'altra riva del Fiume Kunene

Per creare gli argini sono state rimosse grandi quantitá di terra 
ma cercando di salvare i baobab piú grandi
I grandi silos dove verrá conservato il riso

I cooperanti del Cuamm con l'autista Pascoal mentre consumano il pic nic,
in attesa delle formiche

Il lungo Lago di Manquete, parallelo al Fiume Kunene, che lo alimenta

Ormai mancano due mesi scarsi al rientro definitivo in Italia. Da una parte mi dispiace moltissimo lasciare i miei colleghi locali della Direzione dell’Ospedale, del settore Finanze, della Farmacia, i medici angolani ed alcune infermiere, insomma quelli con i quali ho collaborato di piú e che per questo ho potuto apprezzare molto.
Dall’altra la mancanza di un settore tecnico che funzioni, con tutte le conseguenze pratiche nella vita e nel lavoro di tutti i giorni, e le incomprensioni coi colleghi italiani sia qui a Chiulo che con quelli a Luanda e Padova, fanno assolutamente prevalere il desiderio di andarmene da questa situazione cosí stressante, nella quale l’obiettivo non è piú lo sviluppo del personale locale e dell’organizzazione ma appena il prolungamento dell’agonia dell’Ospedale, la sua sopravvivenza di giorno in giorno, in attesa che l’Angola esca dalla crisi economica e il Governo riprenda il suo ruolo di principale partner dell’Ospedale.
Prima della nostra partenza dovrebbe arrivare il medico che mi sostituirá, un anestesista, anche lui accompagnato dalla moglie, un’amministrativa; in questo modo potremo stare un po’ di giorni insieme e fare un discreto passaggio delle consegne: ce n’é davvero bisogno perché sono tante, troppe, le cose da spiegare, le persone da far conoscere nei loro pregi e difetti, insomma le tante informazioni necessarie per partire senza dover riscoprire tutto, quindi senza fare tanti errori, seguiti poi da tante marce indietro.
Un caro saluto a tutti.

Marco