domenica 30 aprile 2017

Una giornata tra le paludi

Carissimi,
sono passati alcuni giorni dal post precedente e ho nuove cose da raccontare, approfittando del lungo weekend del 1º Maggio.
Martedì 25 sono andato a fare un lungo giro, 8 ore su strade sterrate (e pranzo saltato!), incrociando in tutto 4 auto, per visitare 3 strutture periferiche gestite solo da infermieri. Mi sono limitato ad accompagnare Laura, la dottoressa che ha l’incarico di seguire e sostenere le 31 strutture  di questo tipo presenti nella nostra provincia, visto che la Direzione Provinciale di Salute non ha i mezzi di trasporto per fare la supervisione.
Laura, accompagnata da 2 o 3 infermiere messe a disposizione dalla Direzione, sta quindi visitando ogni volta 2 o 3 di questi centri per fare il censimento delle risorse e dei bisogni di ognuno. Siamo quindi andati verso sud, verso il confine con la Namibia, aggirandoci su piste che zigzagano tra innumerevoli pozze, stagni e vaste paludi lasciati dalle piogge che stanno finendo; distese di acqua anche vaste 1 o 2 Km ma probabilmente poco profonde: non ne abbiamo certo controllato la profondità per paura di restare impantanati nel fango e per questo abbiamo dovuto fare innumerevoli giravolte per aggirare pozze grandi e piccole. Dall'acqua spuntavano fili d’erba verde pallido, in certi punti più fitti, a formare isolotti, in altri punti più radi, e allora trovavano posto colonie di piccole ninfee, ognuna col suo grande fiore bianco. Qualche isolato trampoliere, aironi cinerini e bianchissime aigrette, volava via disturbato dalla nostra grossa e rumorosa Toyota Land Cruiser: ormai gli unici animali selvatici che si possono incontrare.
Le tre strutture periferiche erano profondamente diverse tra loro.
A Osonjii si trattava di una capanna tradizionale fatta di tronchi d’albero infissi verticalmente nel terreno a formare una parete piena di fessure, con il tetto di paglia e il pavimento in terra battuta. Il locale era diviso in due parti da una stuoia: in una parte avvengono le visite degli utenti, l’altra metà della capanna fa da magazzino. Era presente una sola infermiera, in camice bianco, mentre l’altra era in ferie. Farmaci in gran parte finiti; bilancia e apparecchio per la pressione fuori uso. Malgrado la pochezza della struttura e del materiale disponibile, l’impressione era positiva: la capanna era pulita e ordinata, l’infermiera sembrava preparata e aveva avuto anche una formazione specifica per seguire i parti normali e mandare in ospedale quelli che normali non sono.
Il Posto di Salute di Osonjii - esterno
Posto di Salute di Osonjii - interno con Infermiera e supervisori

Ci siamo spostati poi a Ndeitotela dove invece abbiamo trovato una bella costruzione in muratura con grondaia su uno degli spioventi, per raccogliere l’acqua piovana e inviarla ad un grosso serbatoio sotterraneo, purtroppo vuoto perché evidentemente deve avere grosse crepe che lo rendono inutile. L’interno del posto di salute ha 4 locali principali, non molto ampi (sala parto, stanza pre-post parto con 3 letti, infermeria e stanza visite per malattie comuni) più un piccolo deposito per farmaci e altri materiali. Anche qui una sola infermiera che è arrivata subito dopo di noi, quindi verso le 10 del mattino, perché abita lontano malgrado che accanto al centro di salute vi siano alloggi per due infermieri con famiglia. Anche qui pochi farmaci disponibili e attrezzature di base fuori uso. Presenti però pannello fotovoltaico che alimenta il frigo dei vaccini e le lampadine a soffitto. All'esterno una decina di persone aspettavano che iniziasse l'attività, segno di fiducia nel personale del centro. Quindi qui la struttura sembra adeguata, bisognosa di pochi interventi, principalmente la riparazione del serbatoio o l’installazione di un serbatoio in plastica su una base in muratura, dove raccogliere l’acqua piovana durante la stagione delle piogge e da far riempire ogni 1 o 2 settimane con una cisterna durante la stagione secca, con acqua proveniente da Xangongo, distante una 40ina di Km.
 Ndeitotela - retro 
Ndeitotela - Ingresso con verandina

Infine Okanautoni (Cuamato su Google Earth), la vera destinazione della mia uscita perché è una localitá che avevo sentito nominare tante volte e che mai avevo visitato. Si tratta di una grossa Missione con 1 Padre e 5 Suore Dorotee, tutti angolani e tutti impegnati nella scuola che fa parte del complesso, molto apprezzata nei dintorni per la serietà degli studi. Il centro di salute in realtà è un piccolo ospedale, retto da 5 infermiere governative guidate con fermezza da Dona Modesta. Vari locali ampi ed alti, luminosi e puliti (addirittura con pareti piastrellate fino a 1,5 m. dal pavimento!); purtroppo i letti sono quasi tutti privi di materassi mentre i pochi materassi di gommapiuma presenti non hanno più l’involucro di plastica e quindi sono estremamente sporchi, impregnati da anni di liquidi biologici di ogni tipo; e, soprattutto, i letti erano quasi tutti vuoti, mentre in passato il centro era affollato di malati: perché? Accanto al centro due Case di Attesa per partorienti: una in muratura é vuota perché pericolante ma si potrebbe riparare; l’altra è una tettoia metallica che abbiamo fatto costruire l’anno scorso e dove le donne a termine di gravidanza e i loro accompagnatori vivono nelle rispettive tendine, per proteggersi da eventuali intemperie e dalle onnipresenti zanzare. Una grossa sterilizzatrice a vapore giace all'esterno del Centro dal 1999 senza aver mai sterilizzato niente; l’ambulanza, a cui mancano due ruote, è bloccata da una parte, in attesa di tempi migliori.

 Centro di Salute di Okanautoni

Okanautoni - interno con tendine

 Okanautoni - retro con ambulanza fuori uso

Okanautoni - Case di Attesa vecchia e nuova

 Okanautoni - interno della nuova Casa di Attesa

 Okanautoni - la sterilizzatrice mai usata


Di Okanautoni é l’anziano Padre Walipo, il Vicario del Vescovo e il religioso che più direttamente segue l’ospedale di Chiulo per conto appunto del Vescovo. E della sua famiglia fanno parte anche la Diretora Generale Judithe (nipote), zia Teresinha (sorella) e tanti altri lavoratori dell’Ospedale, costituendo così la principale delle 3 famiglie egemoni di questa istituzione. D’altra parte la località é piccola e alla fine si fa parte di una o l’altra delle poche “famiglie estese” presenti. Purtroppo l’infaticabile P. Walipo non l’ho incontrato ma spero di farlo prossimamente, magari quando verrà a trovarci nei suoi giri per tenere sotto controllo questa vasta Diocesi.

Gli altri giorni passano cercando dove trovare farmaci e reagenti di laboratorio a buon prezzo, da comprare quando avremo qualche soldo da spendere, e in riunioni e colloqui un po’ con tutti, per cercare di risolvere i tanti e diversi problemi dell’Ospedale; purtroppo molti hanno delle aspettative nei miei confronti assolutamente fuori dalla realtà, sperando che io possa risolvere chissácché: ma mica sono Mandrake!

Venerdì mancava solo l’assemblea dei lavoratori per discutere del nuovo Regolamento dell’Ospedale: altro pranzo saltato!

Inserisco qualche foto delle 3  strutture visitate e dell'assemblea, così ci si può rendere l’idea di come si presentano queste realtà.
Cari saluti a tutti e ringrazio particolarmente chi é riuscito ad inserire dei commenti nel blog.

Marco 

sabato 22 aprile 2017

La sfida si rinnova

I due colleghi medici angolani oggi hanno dovuto raggiungere Ondjiva, la capitale della nostra Provincia, per unirsi ai loro colleghi e formare un team per le emergenze sanitarie, visto che in città è arrivato il candidato MPLA alle elezioni presidenziali di agosto, cioè il presidente in pectore, visto che l’MPLA ha vinto sia la guerra civile che tutte le elezioni successive. In previsione comizio e assemblea popolare ma non dovrebbero esserci problemi, qui mi sembra siano tutti per quel partito e nessuno vuole che ricominci la guerra civile.
Quindi mi hanno chiesto di prendermi cura io dei loro pazienti, gli adulti di Medicina e Chirurgia, sia uomini che donne.
E così stamattina mi sono messo la divisa bianca, mi sono fatto prestare un fonendo dalla Pediatria perchè non trovavo il mio, e ho cominciato il giro della cinquantina di malati ricoverati nelle due sezioni.
Per fortuna uno dei due medici, il dr. Ivo, mi aveva preparato una lista dei casi e questo mi ha aiutato molto, come molto mi hanno aiutato i vari gentilissimi infermieri, ai quali chiedevo quali farmaci fossero disponibili a seconda dei casi e quali dosaggi usassero di solito ... perchè io i dosaggi proprio non me li ricordo, dopo questi anni in Italia, passati a vaccinare bambini sani.
Insomma a me è andata bene.
Meno ai pazienti: ci sono vari casi di asma, varie ferite che fanno quotidianamente medicazioni nella Piccola Chirurgia, retta solo dagli infermieri, ma ci sono anche tanti casi di AIDS con e senza tubercolosi. E mentre i farmaci per l’AIDS li abbiamo perchè il Ministero riesce a inviarli regolarmente, per la tubercolosi i pazienti se li devono comprare privatamente perchè noi non ne riceviamo da giugno. Tra le donne credo di aver trovato un caso di scabbia “norvegese”, la forma che prende la scabbia nei malati di AIDS che, non avendo più in sistema immunitario valido, invade tutto il corpo, incluso il capo, che invece la scabbia normale lascia indenne. Se è così basterà trattarla con l’apposita pomata ma, dopo averla toccata ed esaminata per vari minuti, se non me la prendo stavolta, la scabbia non me la prendo più: la “norvegese” è contagiosissima!
E poi casi di ascite di cui non riusciamo a capire l’origine per mancanza di analisi adeguate: cirrosi epatica o tubercolosi peritoneale o cos’altro? Uno degli uomini con ascite è poi morto improvvisamente nel pomeriggio, mentre si alzava per andare al bagno! E poi anche anemie molto gravi, con o senza AIDS. Anzi uno dei 2 prigionieri del Penitenziario di Peu-Peu ricoverati ha un’anemia gravissima (2,3 gr, per chi se ne intende) senza un motivo particolare, a parte il solito AIDS; dato che non si riesce a telefonare al Penitenziario affinchè mandino qualcuno a donare il sangue, allora ho chiesto di farlo alla specializzanda in Pediatria, se se lo sentiva; naturalmente ha detto di si e quindi l’ha donato sia per il povero carcerato che per una bambina che intanto era arrivata, con grave anemia malarica.
Al Banco de Urgéncia è anche arrivata una giovane donna che da 2 settimane sanguinava dalla bocca e da due giorni anche dal naso. Ho cercato di vedere cosa avesse in bocca o nel faringe ma niente, con la piccola torcia che avevo in tasca non si vedeva niente e poi lei non riusciva ad aprire bene la bocca. Ho chiesto di controllare l’emoglobina ma, essendo pomeriggio,  il generatore era spento e quindi l’apparecchio per l’emoglobina non funzionava. Ma com’è possibile visto che è un apparecchietto che sta in una mano? Sono andato in laboratorio a controllare e effettivamente mancavano le batterie stilo e l’altra fonte di energia, tramite trasformatore e cavo elettrico, non era utilizzabile perchè non c’era elettricitá, cosí sono andato a casa a prendere le 4 batterie necessarie, le ho prestate alla laboratorista che cosí ha potuto verificare l’anemia: altra trasfusione urgente! Io avevo cominciato a visitare la donna così com’ero ma l’infermiera mi ha bloccato e mi ha fatto indossare guanti e mascherina: ha ragione lei, AIDS, Ebola e compagnia sono sempre in agguato. Grazie anche a te, Jacinta!
Intanto nel corridoio aperto, tra i Reparti, ho incontrato la Pediatra titolare: era furibonda perchè ha trovato che a un bambino che aveva salvato con grande difficoltà nei giorni scorsi stavano facendo un clistere di medicina tradizionale proprio di fronte alla porta d’ingresso della Pediatria. Mentre mi spiegava il tutto insultava la madre e l’anziana guaritrice (che non erano lì, per fortuna) con epiteti irripetibili; ho cercato di calmarla e poi ne riparleremo, quando sarà più calma: la giovane madre stava facendo del proprio meglio, aggiungendo la medicina tradizionale a quella che offriamo noi, senza rendersi conto, data la sua ignoranza, che spesso le due medicine insieme sono in conflitto tra loro ed è molto probabile che usarle entrambe porti solo a peggiorare  la situazione ... la nostra Pediatra la prende quasi come fosse una cosa personale ma cosí non è, bisogna farsene una ragione, ci vorranno decenni e una scuola che funzioni perchè le cose migliorino e d’altra parte anche in Italia tanta gente ancora si rivolge a ciarlatani vari ... Vanna Marchi mica è di qui!
Insomma una tranquilla giornata, senza problemi particolari, oltre a quelli normali per Chiulo e tanti altri posti simili nel Mondo.
Più tardi, prima che alle 23 spengano il generatore, farò un ultimo giro per vedere come stanno i casi peggiori, quelli trasfusi ... speriamo che sopravvivano tuttti e poi devo portarmi una torcia più potente per guardare bocca e gola della donna con l’emorragia: se fosse un cancro non credo proprio che si possa fare qualcosa.
Cari saluti a tutti.
Marco

PS: qui sotto alcune foto che ho scattato mentre la nostra ginecologa fa il giro del Reparto Maternità, sia dentro la camerata che fuori, nella veranda.


giovedì 20 aprile 2017

Un primo giro di valutazione

Carissimi,
sono passati vari giorni qui a Chiulo e, dovendo raccogliere vari dati statistici sull’attivitá dell’Ospedale, ho incontrato tanti infermieri e tecnici con i quali avevo giá lavorato qualche anno fa. Tutti mi dicono di trovarmi ingrassato (e vabbé) e ringiovanito: ma che aspetto avevo quando ho lasciato Chiulo 4 anni fa!?
Oltre a girare per reparti, laboratorio, deposito farmaci ecc., ieri ho anche seguito la ginecologa-ostetrica nel giro del suo reparto: la Maternitá é sempre un bel reparto, con quasi tutte le mamme in buona salute, prima e dopo il parto; anche chi ha dovuto fare il parto cesareo sta bene, ho visto che le ferite non si infettano. Naturalmente c’erano anche un paio di donne con la pre-eclampsia, una condizione molto pericolosa, con pressione molto alta e scompenso renale che, se non si riesce a controllare, puó portare alle convulsioni e quindi al parto cesareo come metodo ultimo per risolvere la situazione.
Oggi invece ho seguito l’esperta pediatra e la specializzanda in pediatria che era arrivata con me 2 settimane fa: in realtá sono riuscito a seguirle solo nella prima camerata, quella delle Cure Intensive, dove in 9 letti c’erano una dozzina di bambini davvero mal messi: malarie cerebrali incoscienti; vari denutriti gravi con diarrea o infezione delle vie respiratorie; una anche con madre con l’AIDS che probabilmente le ha passato la malattia e anche la Tubercolosi, una ragnetta di 18 mesi ma di appena 5,5 Kg di peso; e poi la bambina con l’anemia falciforme e quindi il destino segnato a breve ... insomma un posto davvero difficile, dove la visita delle due pediatre si é trascinata lentamente, tra continue interruzioni per pesare un bambino e poi un altro, poi chiamate dal Pronto Soccorso per un’anemia malarica grave (3,3 gr. , per chi se ne intende), immediatamente trasfusa e messa con il concentratore di ossigeno.
Alla fine le ho dovute lasciare per andare a vedere come se la cava il Laboratorio analisi: ho reincontrato il sig. Portasio, il direttore, e i suoi collaboratori; ormai di analisi ne fanno poche, visto che hanno finito reagenti e test rapidi per quasi tutto e dei due apparecchi che fanno in automatico alcune analisi basilari del sangue e delle urine uno é rotto e dell’altro sono finiti da molti mesi i reagenti. Restano i test per le trasfusioni del sangue e quelli per la diagnosi di tubercolosi e malaria. Per sifilide, tifo, meningite epidemica, formula dei globuli bianchi e tanti altre analisi, niente. Per l’HIV-AIDS ci sarebbero dei test rapidi ma il Governo li manda solo a singhiozzo, quando gli arrivano dai progetti internazionali, per cui si usano per le trasfuzioni, per evitare che col sangue si infettino con l’HIV chi ha l’anemia grave. Portasio non é in grado di stimare il fabbisogno mensile o semestrale dei reagenti, vetrini e altri prodotti di consumo per farne degli ordini ragionati quando si racimolano un po’ di soldi; solo per la Tubercolosi il programma nazionale ha mandato una formula che consente questa stima ma tanto i farmaci anti-tubercolari non arrivano da parecchi mesi e quindi di malati ne vengono ormai ben pochi a cercare aiuto: con i pochi soldi disponibili riusciamo a curarne solo 19 (altro che i 105 ricoverati di qualche anno fa), i piú poveri, mentre gli altri devono procurarseli per conto proprio comprandoli nei negozi e nelle bancarellle dei mercati.
Ma anche ieri, quando sono andato nel Deposito Farmaci e Dispositivi Medici, o visto che la sig.a Giacinta, la direttrice, pur avendo computerizzato entrata e uscita di questi materiali di consumo, non sa fare le stime di acquisto; mi sono messo al computer, mi hanno spiegato come usano il programma che Informatici Senza Frontiere ha installato e purtroppo ho dovuto constatare che manca la funzione della stima del consumo mensile medio: non sapendo che farsene, non l’hanno richiesta a ISF; sono riuscito alla fine a costringere il programma a darmi questo dato ma, dopo vari passaggi, si riesce a farlo solo un farmaco alla volta: una procedura lunghissima, visto che i prodotti sono varie centinaia. Con Paolo, il nostro amministratore e logista, abbiamo mandato una mail all’informatico di ISF di riferimento, in Italia, e dopo poche ore ci ha mandato un aggiornamento del programma che dovrebbe prevedere anche questa funzione ... speriamo.
Insomma, c’é da lavorare anche per me, posso rendermi utile!
Ieri é anche arrivata una delegazione interministeriale (Lavori Pubblici, Sanitá, Finanze) per vedere i vari edifici che il Governo aveva iniziato a costruire ma che, per insufficienza o malgestione dei fondi, sono rimasti incompiuti; in vista delle elezioni presidenziali, che si terranno ad agosto, hanno promesso che la prossima settimana i lavori riprenderanno e saranno completati al piú presto ... tutto il Mondo é paese!
Cerco di allegare qualche foto degli screening dei bambini per cercare quelli denutriti: con il fuoristrada l’apposito team visita varie localitá di queste grandi Province, incontrando ogni volta folle di bambini accompagnati da madri o sorelle maggiori. A volte ci si appoggia ad un Centro di Salute (piú grande) o a un piccolo Posto di Salute, altre volte semplicemente si fa tutto sotto un albero. Per fortuna la situazione non é allarmante, con denutrizione moderata sotto il 10% dei bambini e quella grave (di solito da ricoverare) sotto il 3%.





Cari saluti a tutti.

Marco

mercoledì 12 aprile 2017

Di nuovo in Angola

Domenica 9 aprile 2017
Qui fa notte presto: alle 19 il sole tramonta e rapidamente è buio pesto.
Approfitto dell’ultima ora e mezzo in cui è acceso il generatore dell’Ospedale di Chiulo per raccontarvi qualcosa delle tante novità che ho trovato qui in Angola.
A Luanda, dove mi sono fermato 3 giorni per pratiche burocratiche, faceva un caldo asfissiante; per fortuna in tutti i locali, sia in casa che negli uffici, c’è l’aria condizionata altrimenti sarebbe stata una situazione insopportabile.
Ho trovato una modernizzazione galoppante: supermercati ben forniti, tante auto nelle strade ingorgate, palazzi e grattacieli in costruzione, edifici amministrativi nuovi ed esteticamente pregevoli (anche se poi per due giorni di seguito, mancando il collegamento internet, non ho potuto fare le pratiche per la patente angolana, che sarà pronta tra 2 mesi).
Anche l’aeroporto per i voli nazionali era nuovo, con ben due bar dove si poteva fare lo spuntino del pranzo e un sistema di altoparlanti comprensibili.
Si vede ancora tanta spazzatura dappertutto e buche nelle strade e nei marciapiedi (sembra Roma) e intere strade, in periferia, sono ancora allagate dalle piogge intermittenti, con le auto che le guadano lentamente, cercando di non finire in qualche buca profonda, resa invisibile dall’acqua stagnante.
Eravamo in 3 diretti a Chiulo: con me c’erano anche Laura, una dottoressa che era già sata a Chiulo 1 anno nel 2008-09 e che si occuperà della salute materno-infantile sul territorio della nostra Provincia, e M. Elena, una 31enne specializzanda in Pediatria che resterà qui per uno stage di 6 mesi.
Arrivati a Ondjiva ho trovato ad aspettarmi Pascoal, un ragazzo in gamba a cui avevo fatto prendere la patente 4 anni fa e che ora ha fatto carriera nel Cuamm dove fa l’autista-logista e prende lo stipendio più alto tra i nostri dipendenti nel Cunene. Mi sono commosso ad abbracciarlo.
Siamo andati a fare le prime spese nell’unico supermercato della Regione e poi siamo andati a Chiulo, distante 150 Km, arrivando però quando era già buio.
La mattina del venerdì abbiamo partecipato alla riunione della Direzione dell’Ospedale con i Caposala e abbiamo così potuto conoscere e salutare i pochi nuovi (in particolare i due medici angolani, assunti 3 anni fa) e i tanti veterani del Personale, con tanti abbracci un po’ con tutti. La Direttora Generale, il Direttore Amministrativo e il Consulente legale dell’Ospedale erano però assenti: li incontrerò nei prossimi giorni.
Poi sono cominciati una serie di riunioni, colloqui e incontri con gli altri membri del Cuamm e con alcuni dei nostri principali collaboratori angolani, attività che dovrò completare la prossima settimana, compresi gli incontri istituzionali più importanti, con i Direttori Provinciale e Regionale della Salute e con il Vescovo.
Poi potrò iniziare con il seguire l’attività in Ospedale ma anche le supervisioni dei 32 ambulatori tenuti dagli infermieri locali nella nostra Provincia; in realtà questa attività sarà seguita dal Laura ma la affiancherò nelle primissime visite per cercare di aiutarla ad elaborare un sistema di moduli e schede riassuntive su ognuno degli ambulatori in cui riportare punti di forza e debolezza di ognuno di essi dando loro un voto, per poi iniziare al più presto a fornire sostegno ad un miglioramento generale delle loro condizioni operative.
Di ogni ambulatorio cercheremo anche di avere la posizione geografica precisa usando il sistema satellitare, così da poter programmare le supervisioni con maggiore efficienza, visitando 2 o 3 posti per ogni uscita del nostro fuoristrada.
Ieri mattina abbiamo cominciato col visitare la Casa de Espera, cioè la casa d’attesa, per le donne a termine di gravidanza che vengono a piedi da grande distanza: si portano da mangiare, un’accompagnatrice e il figlio precedente più piccolo e aspettano che cominci il parto, così alle prime contrazioni raccolgono le loro cose e si trasferiscono nella Maternità dell’Ospedale lì accanto per partorire in sicurezza e poi se ne tornano a casa a piedi o come sono venute.
Per incoraggiare il parto in strutture sicure come la nostra, ad ogni donna che entra nella Casa diamo un kit alimentare con farina di mais o riso, fagioli, olio di semi e poco altro, da aggiungere ai cibi che si sono portate da casa, e poi alla nascita del figlio diamo a tutte (anche a quelle che sono arrivate direttamente per il parto senza sostare nella Casa) un “mama kit”, con una bacinella, una saponetta, un asciugamano e poche altre cose per la protezione e igiene del neonato. Alle donne che riescono a trovare un passaggio in moto o con altro mezzo privato o pubblico, rimborsiamo la spesa del viaggio e per tutte rimborsiamo all’Ospedale le spese del parto, sia normale che cesareo, in modo che le neo-mamme non debbano spendere niente.
 Lo stesso avviene per l’unico altro centro periferico che finora sia in grado di seguire i parti normali e inviare in ospedale quelli complicati: è il Centro di Salute della Missione di Okanautoni la cui posizione ancora non ci è nota con precisione e che dista circa 70 Km da qui, percorribili in 2 ore con l’auto. Il successo di questi “incentivi” a partorire in Ospedale sono stati superiori alle attese: i parti sono passati dagli 800/anno quando c’ero io nel 2012, ai 1.800/anno che ci aspettiamo quest’anno se le donne continueranno a venire numerose come l’anno scorso e in questi primi mesi del 2017.
La Casa de Espera poi scoppia di donne e loro accompagnatori e cerco di inserire qualche foto per mostrarla: oltre all'edificio in muratura se ne sono dovuti costruire altri 2 con tecnica locale (un tetto in lamiera appoggiato su pareti costituite da semplici tronchi d’albero affiancati verticalmente) e tante gravide vivono in tendine di loro proprietà e facilmente acquistabili in ogni mercato rurale.
La Casa de Espera in muratura da fuori del recinto
L'interno della Casa ... ma le ospiti di giorno vivono fuori
La Casa, le tende e alcune delle ospiti.
Focolari tradizionali (3 pietre) e migliorati (di fango cotto)
L'interno della Casa de Espera tradizionale
Data l’alta affluenza, i fondi per dare i kit alimentari e i mama kit stavano esaurendosi rapidamente ma per fortuna la Caritas italiana ha risposto all’appello del Cuamm di Padova per cui è arrivato un piccolo finanziamento di 5.000 € che dovrebbe permetterci di mantenere l’impegno con le donne per tutto quest’anno.
Anche ad Okanautoni è stata costruita una Casa de Espera ma questa attività di sostegno alle donne è cominciata da poco e i numeri sono ancora bassi, con circa 200 parti/anno; confidiamo però che aumentino anche lì senza però esagerare visto che il Personale è poco.
Altre 2 case di tipo tradizionale sono state recentemente costruite in altrettanti Centri di Salute ma dobbiamo ancora visitarle.
Stamane, domenica, abbiamo fatto con Laura e M. Elena il giro dell’Ospedale e anche qui vi sono positive novità ma per oggi basta così.
Spero di ricevere qualche vostro commento e richieste di chiarimenti o per curiosità sulla vita e il lavoro quaggiù. Intanto cari saluti a tutti.
Marco