Domenica 9 aprile 2017
Qui fa notte presto: alle 19 il sole tramonta e rapidamente è buio pesto.
Approfitto dell’ultima ora e mezzo in cui è acceso il generatore dell’Ospedale di Chiulo per raccontarvi qualcosa delle tante novità che ho trovato qui in Angola.
A Luanda, dove mi sono fermato 3 giorni per pratiche burocratiche, faceva un caldo asfissiante; per fortuna in tutti i locali, sia in casa che negli uffici, c’è l’aria condizionata altrimenti sarebbe stata una situazione insopportabile.
Ho trovato una modernizzazione galoppante: supermercati ben forniti, tante auto nelle strade ingorgate, palazzi e grattacieli in costruzione, edifici amministrativi nuovi ed esteticamente pregevoli (anche se poi per due giorni di seguito, mancando il collegamento internet, non ho potuto fare le pratiche per la patente angolana, che sarà pronta tra 2 mesi).
Anche l’aeroporto per i voli nazionali era nuovo, con ben due bar dove si poteva fare lo spuntino del pranzo e un sistema di altoparlanti comprensibili.
Si vede ancora tanta spazzatura dappertutto e buche nelle strade e nei marciapiedi (sembra Roma) e intere strade, in periferia, sono ancora allagate dalle piogge intermittenti, con le auto che le guadano lentamente, cercando di non finire in qualche buca profonda, resa invisibile dall’acqua stagnante.
Eravamo in 3 diretti a Chiulo: con me c’erano anche Laura, una dottoressa che era già sata a Chiulo 1 anno nel 2008-09 e che si occuperà della salute materno-infantile sul territorio della nostra Provincia, e M. Elena, una 31enne specializzanda in Pediatria che resterà qui per uno stage di 6 mesi.
Arrivati a Ondjiva ho trovato ad aspettarmi Pascoal, un ragazzo in gamba a cui avevo fatto prendere la patente 4 anni fa e che ora ha fatto carriera nel Cuamm dove fa l’autista-logista e prende lo stipendio più alto tra i nostri dipendenti nel Cunene. Mi sono commosso ad abbracciarlo.
Siamo andati a fare le prime spese nell’unico supermercato della Regione e poi siamo andati a Chiulo, distante 150 Km, arrivando però quando era già buio.
La mattina del venerdì abbiamo partecipato alla riunione della Direzione dell’Ospedale con i Caposala e abbiamo così potuto conoscere e salutare i pochi nuovi (in particolare i due medici angolani, assunti 3 anni fa) e i tanti veterani del Personale, con tanti abbracci un po’ con tutti. La Direttora Generale, il Direttore Amministrativo e il Consulente legale dell’Ospedale erano però assenti: li incontrerò nei prossimi giorni.
Poi sono cominciati una serie di riunioni, colloqui e incontri con gli altri membri del Cuamm e con alcuni dei nostri principali collaboratori angolani, attività che dovrò completare la prossima settimana, compresi gli incontri istituzionali più importanti, con i Direttori Provinciale e Regionale della Salute e con il Vescovo.
Poi potrò iniziare con il seguire l’attività in Ospedale ma anche le supervisioni dei 32 ambulatori tenuti dagli infermieri locali nella nostra Provincia; in realtà questa attività sarà seguita dal Laura ma la affiancherò nelle primissime visite per cercare di aiutarla ad elaborare un sistema di moduli e schede riassuntive su ognuno degli ambulatori in cui riportare punti di forza e debolezza di ognuno di essi dando loro un voto, per poi iniziare al più presto a fornire sostegno ad un miglioramento generale delle loro condizioni operative.
Di ogni ambulatorio cercheremo anche di avere la posizione geografica precisa usando il sistema satellitare, così da poter programmare le supervisioni con maggiore efficienza, visitando 2 o 3 posti per ogni uscita del nostro fuoristrada.
Ieri mattina abbiamo cominciato col visitare la Casa de Espera, cioè la casa d’attesa, per le donne a termine di gravidanza che vengono a piedi da grande distanza: si portano da mangiare, un’accompagnatrice e il figlio precedente più piccolo e aspettano che cominci il parto, così alle prime contrazioni raccolgono le loro cose e si trasferiscono nella Maternità dell’Ospedale lì accanto per partorire in sicurezza e poi se ne tornano a casa a piedi o come sono venute.
Per incoraggiare il parto in strutture sicure come la nostra, ad ogni donna che entra nella Casa diamo un kit alimentare con farina di mais o riso, fagioli, olio di semi e poco altro, da aggiungere ai cibi che si sono portate da casa, e poi alla nascita del figlio diamo a tutte (anche a quelle che sono arrivate direttamente per il parto senza sostare nella Casa) un “mama kit”, con una bacinella, una saponetta, un asciugamano e poche altre cose per la protezione e igiene del neonato. Alle donne che riescono a trovare un passaggio in moto o con altro mezzo privato o pubblico, rimborsiamo la spesa del viaggio e per tutte rimborsiamo all’Ospedale le spese del parto, sia normale che cesareo, in modo che le neo-mamme non debbano spendere niente.
Lo stesso avviene per l’unico altro centro periferico che finora sia in grado di seguire i parti normali e inviare in ospedale quelli complicati: è il Centro di Salute della Missione di Okanautoni la cui posizione ancora non ci è nota con precisione e che dista circa 70 Km da qui, percorribili in 2 ore con l’auto. Il successo di questi “incentivi” a partorire in Ospedale sono stati superiori alle attese: i parti sono passati dagli 800/anno quando c’ero io nel 2012, ai 1.800/anno che ci aspettiamo quest’anno se le donne continueranno a venire numerose come l’anno scorso e in questi primi mesi del 2017.
La Casa de Espera poi scoppia di donne e loro accompagnatori e cerco di inserire qualche foto per mostrarla: oltre all'edificio in muratura se ne sono dovuti costruire altri 2 con tecnica locale (un tetto in lamiera appoggiato su pareti costituite da semplici tronchi d’albero affiancati verticalmente) e tante gravide vivono in tendine di loro proprietà e facilmente acquistabili in ogni mercato rurale.
Data l’alta affluenza, i fondi per dare i kit alimentari e i mama kit stavano esaurendosi rapidamente ma per fortuna la Caritas italiana ha risposto all’appello del Cuamm di Padova per cui è arrivato un piccolo finanziamento di 5.000 € che dovrebbe permetterci di mantenere l’impegno con le donne per tutto quest’anno.
Anche ad Okanautoni è stata costruita una Casa de Espera ma questa attività di sostegno alle donne è cominciata da poco e i numeri sono ancora bassi, con circa 200 parti/anno; confidiamo però che aumentino anche lì senza però esagerare visto che il Personale è poco.
Altre 2 case di tipo tradizionale sono state recentemente costruite in altrettanti Centri di Salute ma dobbiamo ancora visitarle.
Stamane, domenica, abbiamo fatto con Laura e M. Elena il giro dell’Ospedale e anche qui vi sono positive novità ma per oggi basta così.
Spero di ricevere qualche vostro commento e richieste di chiarimenti o per curiosità sulla vita e il lavoro quaggiù. Intanto cari saluti a tutti.
Marco
Qui fa notte presto: alle 19 il sole tramonta e rapidamente è buio pesto.
Approfitto dell’ultima ora e mezzo in cui è acceso il generatore dell’Ospedale di Chiulo per raccontarvi qualcosa delle tante novità che ho trovato qui in Angola.
A Luanda, dove mi sono fermato 3 giorni per pratiche burocratiche, faceva un caldo asfissiante; per fortuna in tutti i locali, sia in casa che negli uffici, c’è l’aria condizionata altrimenti sarebbe stata una situazione insopportabile.
Ho trovato una modernizzazione galoppante: supermercati ben forniti, tante auto nelle strade ingorgate, palazzi e grattacieli in costruzione, edifici amministrativi nuovi ed esteticamente pregevoli (anche se poi per due giorni di seguito, mancando il collegamento internet, non ho potuto fare le pratiche per la patente angolana, che sarà pronta tra 2 mesi).
Anche l’aeroporto per i voli nazionali era nuovo, con ben due bar dove si poteva fare lo spuntino del pranzo e un sistema di altoparlanti comprensibili.
Si vede ancora tanta spazzatura dappertutto e buche nelle strade e nei marciapiedi (sembra Roma) e intere strade, in periferia, sono ancora allagate dalle piogge intermittenti, con le auto che le guadano lentamente, cercando di non finire in qualche buca profonda, resa invisibile dall’acqua stagnante.
Eravamo in 3 diretti a Chiulo: con me c’erano anche Laura, una dottoressa che era già sata a Chiulo 1 anno nel 2008-09 e che si occuperà della salute materno-infantile sul territorio della nostra Provincia, e M. Elena, una 31enne specializzanda in Pediatria che resterà qui per uno stage di 6 mesi.
Arrivati a Ondjiva ho trovato ad aspettarmi Pascoal, un ragazzo in gamba a cui avevo fatto prendere la patente 4 anni fa e che ora ha fatto carriera nel Cuamm dove fa l’autista-logista e prende lo stipendio più alto tra i nostri dipendenti nel Cunene. Mi sono commosso ad abbracciarlo.
Siamo andati a fare le prime spese nell’unico supermercato della Regione e poi siamo andati a Chiulo, distante 150 Km, arrivando però quando era già buio.
La mattina del venerdì abbiamo partecipato alla riunione della Direzione dell’Ospedale con i Caposala e abbiamo così potuto conoscere e salutare i pochi nuovi (in particolare i due medici angolani, assunti 3 anni fa) e i tanti veterani del Personale, con tanti abbracci un po’ con tutti. La Direttora Generale, il Direttore Amministrativo e il Consulente legale dell’Ospedale erano però assenti: li incontrerò nei prossimi giorni.
Poi sono cominciati una serie di riunioni, colloqui e incontri con gli altri membri del Cuamm e con alcuni dei nostri principali collaboratori angolani, attività che dovrò completare la prossima settimana, compresi gli incontri istituzionali più importanti, con i Direttori Provinciale e Regionale della Salute e con il Vescovo.
Poi potrò iniziare con il seguire l’attività in Ospedale ma anche le supervisioni dei 32 ambulatori tenuti dagli infermieri locali nella nostra Provincia; in realtà questa attività sarà seguita dal Laura ma la affiancherò nelle primissime visite per cercare di aiutarla ad elaborare un sistema di moduli e schede riassuntive su ognuno degli ambulatori in cui riportare punti di forza e debolezza di ognuno di essi dando loro un voto, per poi iniziare al più presto a fornire sostegno ad un miglioramento generale delle loro condizioni operative.
Di ogni ambulatorio cercheremo anche di avere la posizione geografica precisa usando il sistema satellitare, così da poter programmare le supervisioni con maggiore efficienza, visitando 2 o 3 posti per ogni uscita del nostro fuoristrada.
Ieri mattina abbiamo cominciato col visitare la Casa de Espera, cioè la casa d’attesa, per le donne a termine di gravidanza che vengono a piedi da grande distanza: si portano da mangiare, un’accompagnatrice e il figlio precedente più piccolo e aspettano che cominci il parto, così alle prime contrazioni raccolgono le loro cose e si trasferiscono nella Maternità dell’Ospedale lì accanto per partorire in sicurezza e poi se ne tornano a casa a piedi o come sono venute.
Per incoraggiare il parto in strutture sicure come la nostra, ad ogni donna che entra nella Casa diamo un kit alimentare con farina di mais o riso, fagioli, olio di semi e poco altro, da aggiungere ai cibi che si sono portate da casa, e poi alla nascita del figlio diamo a tutte (anche a quelle che sono arrivate direttamente per il parto senza sostare nella Casa) un “mama kit”, con una bacinella, una saponetta, un asciugamano e poche altre cose per la protezione e igiene del neonato. Alle donne che riescono a trovare un passaggio in moto o con altro mezzo privato o pubblico, rimborsiamo la spesa del viaggio e per tutte rimborsiamo all’Ospedale le spese del parto, sia normale che cesareo, in modo che le neo-mamme non debbano spendere niente.
Lo stesso avviene per l’unico altro centro periferico che finora sia in grado di seguire i parti normali e inviare in ospedale quelli complicati: è il Centro di Salute della Missione di Okanautoni la cui posizione ancora non ci è nota con precisione e che dista circa 70 Km da qui, percorribili in 2 ore con l’auto. Il successo di questi “incentivi” a partorire in Ospedale sono stati superiori alle attese: i parti sono passati dagli 800/anno quando c’ero io nel 2012, ai 1.800/anno che ci aspettiamo quest’anno se le donne continueranno a venire numerose come l’anno scorso e in questi primi mesi del 2017.
La Casa de Espera poi scoppia di donne e loro accompagnatori e cerco di inserire qualche foto per mostrarla: oltre all'edificio in muratura se ne sono dovuti costruire altri 2 con tecnica locale (un tetto in lamiera appoggiato su pareti costituite da semplici tronchi d’albero affiancati verticalmente) e tante gravide vivono in tendine di loro proprietà e facilmente acquistabili in ogni mercato rurale.
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La Casa de Espera in muratura da fuori del recinto |
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L'interno della Casa ... ma le ospiti di giorno vivono fuori |
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La Casa, le tende e alcune delle ospiti. |
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Focolari tradizionali (3 pietre) e migliorati (di fango cotto) |
Anche ad Okanautoni è stata costruita una Casa de Espera ma questa attività di sostegno alle donne è cominciata da poco e i numeri sono ancora bassi, con circa 200 parti/anno; confidiamo però che aumentino anche lì senza però esagerare visto che il Personale è poco.
Altre 2 case di tipo tradizionale sono state recentemente costruite in altrettanti Centri di Salute ma dobbiamo ancora visitarle.
Stamane, domenica, abbiamo fatto con Laura e M. Elena il giro dell’Ospedale e anche qui vi sono positive novità ma per oggi basta così.
Spero di ricevere qualche vostro commento e richieste di chiarimenti o per curiosità sulla vita e il lavoro quaggiù. Intanto cari saluti a tutti.
Marco
Ciao Marco, oggi ho preso un po' di tempo e con piacere ho letto il tuo pezzo... Come sai anche qui in Piemonte abbiamo presentato richiesta di sostegno per la Casa Espera di Chiulo e speriamo presto di darti buone notizie. Con la presenza dei biellesi sul posto abbiamo una carta in più da giocare.
RispondiEliminaCome anticipato prima della tua partenza cercherò, per quanto mi è possibile, di selezionare dei pezzi da questi tuoi racconti in modo da renderli noti, in maniera più facile, almeno ai soci del nostro gruppo. Poi se le cose funzionano di volta in volta si può pensare di inserire qualche pezzo anche nelle newsletter che mandiamo a tutti.
Sicuro che potrai mettere a buon frutto in questa nuova faser le tue precedenti esperienze e soprattutto avere fra pochi mesi il sostegno e la compagnia di Bianca. L'ho sentita ieri e mi ha trasmersso la gioia di poterti contattare direttamente con facilità.
Colgo l'occasione di farti gli auguri per tutto da parte degli amici del gruppo a cui tanto hai dato in questi anni e buona Pasqua a te e tutti li a Chiulo. Buon lavoro e saluti a tutti
Giuseppe
Buon lavoro, Marco!!!!! Ti seguiamo con Facebook!
RispondiEliminaCiao Marco!! Grazie per il racconto coinvolgente. Che il tuo entusiasmo possa resistere alle difficoltà :)
RispondiEliminaA te e a Bianca i migliori auguri per i vostri progetti ♡
Mara