sabato 7 ottobre 2017

Gli imprevisti dei parti

Per ora ancora non si sa esattamente se e quando Giorgio (o un qualche altro chirurgo o ginecologo) tornerá a Chiulo. Per fortuna ancora non ci sono state chiamate per cesarei o gravidanze ectopiche d’urgenza. Ho trasferito molte donne a rischio di cesareo, soprattutto perché avevano giá avuto in passato uno o piú cesarei e quindi erano a rischio di rottura d’utero quando poi si prova a farle partorire per via naturale. Le mandiamo all'Ospedale centrale della nostra Regione, a Ondjiva: lí hanno chirurghi e ginecologi ma non hanno il resto per cui quando trasferiamo qualcuno dobbiamo mandargli 5 paia di guanti chirurgici sterili, mettere al paziente una flebo endovena, fargli l'esame del sangue e il gruppo sanguigno!
Ma c’é stato bisogno di varie applicazioni di ventosa, perché il parto si prolungava in modo pericoloso, e di qualche raschiamento uterino per aborto incompleto. Ormai con la ventosa mi giostro abbastanza bene ma una delle volte si é conclusa davvero male: il neonato é nato morto e non siamo riusciti a rianimarlo; in un altro il cuore batteva ma non respirava e anche lui l’abbiamo rianimato a lungo: alla fine ha cominciato a respirare autonomamente ma sembra che abbia anche lui avuto dei  danni cerebrali a causa del parto troppo prolungato ed é morto dopo 5 giorni ... insomma davvero difficile.
C’é anche stato un avvenimento tragico e invito chi non sopporta cose troppo truculente a saltare la parte in corsivo di questo paragrafo. E´successo questo. Una donna a termine dell’11ª gravidanza, quindi con un utero stanco, sfibrato, dopo aver tranquillamente passato la giornata chiacchierando e passeggiando intorno alla sua casa, qui vicino, la sera si é messa a letto (= una coperta per terra nella sua capanna) e improvvisamente ha cacciato un urlo. I familiari, immediatamente accorsi, l’hanno trovata esanime, apparentemente morta; quindi in 4 l’hanno afferrata e l’hanno portata di corsa in Ospedale, distante poche centinaia di metri.
Arrivata in Sala Parto le 2 ostetriche di turno mi hanno immediatamente chiamato via radio perché anche loro convinte che la donna fosse morta; erano le 19.30. Arrivato dopo 10 minuti, anche io e le 2 allieve ostetriche (1 di Roma e 1 del Napoletano) abbiamo confermato: niente battito cardiaco, pupille dilatate e fisse. Per scrupolo ho chiesto all’ostetrica di controllare se ci fosse battito cardiaco fetale e quella, con un apparecchietto digitale, con sorpresa mi ha mostrato che il battito c’era, lento (72/minuto) ma c’era!
Allora siamo corsi con la barella a rotelle fino alla Sala Operatoria. Lí l’infermiera anestesista Felismina e la ferrista Ilda hanno aperto un pacco di ferri sterili per i cesarei, io ho indossato solo guanti e grembiule di plastica, senza lavarmi (tanto era morta) né mettermi camice-mascherina-cuffia, lasciando la donna sulla barella; Ilda mi ha dato una lama di bisturi che ho cercato inutilmente di fissare al manico, la lama é caduta per terra, l'ho raccolta (tanto era morta) ma continuava a non fissarsi; allora Felismina ha fatto apparire un raro bisturi monouso e subito incido la pelle dall’ombelico al pube. Arrivato alla cavitá addominale ne é escita una grande quantitá di sangue e coaguli; per vedere l’utero, io e Ilda abbiamo cominciato a portar via manciate di sangue e coaguli gettandoli in una bacinella tra le gambe della donna perché l’aspiratore non l’avevamo attivato per guadagnare tempo. Finalmente emerso l’utero l'ho inciso come in un normale cesareo, arrivato al feto, l´ho tirato fuori e l´ho passato alle allieve ostetriche e alle specializzande in pediatria, che intanto erano arrivate: forse il cesareo piú rapido della storia! Con piú calma, sempre assistito da Ilda, ho richiuso la parete addominale per restituire al meglio la donna alla famiglia.
Intanto specializzande e allieve cercavano di rianimare il neonato: il cuore batteva ancora e pian piano é tornato ad avere una frequenza alta, normale nei neonati. Ma non respirava, non ha mai respirato. Ogni tanto un breve, rapido e superficiale respiro (il c.d. gasping) ma niente di piú. Dopo 45 minuti di rianimazione abbiamo lasciato perdere: abbiamo avvolto il bimbo in una coperta che i parenti avevano portato e lo abbiamo trasferito in Pediatria, dove c’é una culla riscaldata, spiegando peró alla famiglia che non solo la donna era morta, probabilmente per una improvvisa rottura dell’utero, indebolito dalle troppe gravidanze, ma che anche per il figlio non c’era niente da fare: il cuore batteva, ogni tanto faceva un respiro, ma dovevano giá considerarlo morto anche lui; uno dei parenti gli doveva restare accanto fino alla fine per poi prenderselo e fargli il funerale con la madre.
Quindi tutti insieme, espatriati, infermiere, ostetriche e la trentina di familiari che intanto si erano raccolti nei corridoi aperti intorno alla sala operatoria, abbiamo portato il corpo della madre nella Camera Mortuaria, attraversando nella notte i prati che la separano dall’Ospedale, illuminando con le torce elettriche il sentiero a scanso di incontri con le vipere, attualmente piuttosto numerose.
I familiari si sono comportati con grande dignitá: Felismina, la piú anziana delle infermiere, ha spiegato a tutti quel che era successo e la famiglia lo ha accettato senza recriminazioni, manifestando riconoscenza per il tentativo fatto in favore del bambino. Ben diverso avviene in Italia per molto meno. Comunque tutti noi dell’Ospedale eravamo sí molto tristi ma anche soddisfatti per lo spirito di squadra, la rapiditá e l’impegno da tutti dimostrati: abbiamo fatto del nostro meglio in tutte le fasi e abbiamo cercato di dare una possibilitá al bambino (i feti e i neonati a volte sorprendono per la loro vitalitá), purtroppo inutilmente. Resta il dubbio che forse avremmo fatto meglio a lasciarlo morire in pochi minuti nella madre e non dopo 5 ore in Pediatria.
Altri imprevisti minori: mai mettersi davanti ad una donna che, dopo aver partorito il figlio, deve ancora espellere la placenta: a volte viene fuori il tutto a tappo di spumante, imbrattando di sangue chi c’é davanti, tanto da farlo sembrare uno di quegli assassini che poi depezzano la vittima con la sega elettrica ... e poi é pure difficile lavar via il sangue senza lasciare macchie!
Stavolta aggiungo una foto notturna di Teresa, l’ostetrica che porta sempre con sé il figlioletto, o in braccio, magari per allattarlo, o sulla schiena, quando ha le mani impegnate p.es.durante l’assistenza ad un parto, come si vede nella foto.

  L'ostetrica Teresa segue un parto notturno, 
col figlio sulla schiena a cui non fa mai toccare terra.



Con una media di 6 parti al giorno, non é raro avere tutt'e tre i letti da parto occupati. 
Ma Fernanda, come le altre 7 ostetriche di Chiulo, non perde mai la testa.



Aggiungo che da mesi, per continui guasti alle pompe dei pozzi, non abbiamo l’acqua in ospedale, neanche nei pochi lavandini dove riusciva ad arrivare: l’acqua viene portata con i secchi nei reparti e anche in sala operatoria, prima delle operazioni, ci si deve “lavare” mani e avambracci con acqua che un ausiliare prende da un bidone con una mezza bottiglia di plastica e che poi lascia gocciolare sulle mani da lavare, per poi farla finire in una bacinella ... forse in tempo di guerra una situazione del genere si puó accettare, ma dopo 17 anni di pace é davvero incredibile essere ancora in queste condizioni. Forse fa bene Teresa a tenersi il figlio sempre addosso e mai lasciarlo gattonare sul pavimento della Maternitá!
Un caro saluto a tutti.

Marco

2 commenti:

  1. Grazie Marco per il racconto e a poco a mio avviso servono le mie/nostre parole per alleviare i pesi che sopporti. Spero che Bianca possa essere un sostegno efficace e l'aiuto indispensabile per te che affronti gli ostacoli quotidiani.
    Nel frattempo qui a Cossato abbiamo partecipato alla festa della comunità alla Speranza, che tu ben conosci per passate iniziative, Beatrice Paolo e Agata sono intervenuti raccontando Chiulo e menzionando anche te.
    Nello scorso w.e. s'è tenuto anche il raduno dei gruppi al comitato omonimo per l'occasione in quel di Taranto. Il presidente Agostino Lessio dimissionario ha lasciato il posto per l'avvicendamento dovuto e la scelta è caduta sul sottoscritto. In collegamento telefonico ne ho preso il testimone...e spero di esserne all'altezza. Penserò ai problemi che li dovete afftontare e al confronto sarà una passeggiata. Sempre in gamba e saluti a Bianca e tutti. A presto rileggerti
    Giuseppe

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  2. Cari Marco e Bianca, domani ci sarà la veglia missionaria e vi ricordemo con affetto affinché davvero la provvidenza vi venga in soccorso
    Speriamo che arrivi il ginecologo in soccorso e che Marco possa riposare un po' o almeno stare più tranquillo ...
    Un abbraccio L.& F.

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