domenica 19 febbraio 2012

Chi fa da sè fa per tre ?


La Dr.a Maddalena, la pistoiese specializzanda in Geriatria che si occupava della Pediatria, della Medicina Donne e della Tisiologia, è partita domenica 12 e da quel giorno io ho dovuta sostituirla mentre al resto dell’Ospedale, cioè Medicina Uomini, Chirurgia e Ostetricia, pensava il comasco chirurgo Dr. Massimo. Con lui si lavorava molto bene, in un continuo confronto di idee e conoscenze … certo le sue molto superiori alle mie, visto che da sempre fa il chirurgo ospedaliero, prima in Italia e ora nel Canton Ticino, mentre io per tanti anni mi sono occupato di medicina preventiva e non curativa e anche qui a Chiulo mi occupo di come organizzare e gestire meglio l’Ospedale e non della cura dei singoli malati.
Ma mercoledì è partito anche lui e così per 4 giorni, da mercoledì a sabato compresi, sono rimasto proprio solo, con tutto l’Ospedale da seguire e una varietà di casi impressionante. Per fortuna ci sono pochi bambini ricoverati (neanche 30 … mai visti così pochi!) per cui in totale abbiamo meno di 200 pazienti … comunque è stata dura. Devo dire però che la Medicina Curativa da molte più soddisfazioni di quella Preventiva e del Management!
Intanto gli Infermieri mi hanno aiutato molto, facendomi sentire senz’altro meno solo. Poi è una gran soddisfazione vedere una ragazzina magrissima di 12 anni, con una polmonite gravissima, che sembrava dovesse morire da un momento all’altro, prima riprendersi lentamente, poi vederla seduta sul letto che mangiava da sola e infine andarsene con un gran sorriso sulla faccia e la madre che mi ringraziava!
Purtroppo, non essendo io un chirurgo, ho dovuto trasferire all’Ospedale Centrale di Ondjiva, la capitale di questa regione, 3 casi: una 16enne al suo primo parto ma col bacino ancora non ben sviluppato, che quindi probabilmente avrebbe avuto bisogno del parto cesareo; una 22enne con dolore addominale, massa nella fossa iliaca destra e test di gravidanza positivo, quindi con una diagnosi obbligatoria di gravidanza extrauterina. A dire il vero, quando mandiamo qualcuno a Ondjiva non sappiamo che fine facciano, come li trattino; solo raramente qualcuno ha avuto occasione di tornare da noi e il trattamento che gli hanno fatto di solito non ci è piaciuto, come la donna in gravidanza con frattura del femore che avevamo mandato perché lì, tra i 40 medici in servizio, c’è anche un ortopedico, che in questi giorni è tornata con un gesso che non serve a niente mentre ci aspettavamo che le mettessero delle comuni placche e viti, permettendole tra l’altro un parto normale, ora molto problematico con questa gamba che non può piegarsi sulla coscia … . Tornando a Chiulo, il terzo trasferimento l’ho dovuto chiedere per una ragazzina di 14 anni investita da un camion qui vicino. E’ arrivata già in collasso per il sangue perduto, pressione e polso non si sentivano; dalla gamba sinistra, squarciata, sporgevano pezzi di tibia e perone; nella faccia interna della coscia destra un profondo taglio dall’inguine al ginocchio esponeva i muscoli, come in un libro di anatomia; indossati i guanti sterili ho potuto constatare che l’arteria femorale, protetta da un muscolo, non era stata tagliata .. e d’altra parte, se lo fosse stata, sarebbe morta dissanguata sul posto dell’incidente; ma la ferita più grave era uno sfondamento del basso addome, appena sopra l’osso pubico: lì, in profondità, non si vedeva un granchè, ma erano probabili frattura del bacino ed emorragia interna. Ci siamo mobilitati tutti: i laboratoristi hanno misurato l’anemia e soprattutto organizzato in poco tempo una trasfusione; nell’attesa del sangue, donato da una zia, gli ho fatto mettere un suo sostituto, l’hemagel, di cui abbiamo una buona scorta; intanto le infermiere della sala operatoria fissavano e bendavano le ferite alla gamba e alla coscia, le sollevavano gli arti per permettere al poco sangue rimasto di affluire meglio al cervello e iniettavano antibiotici e antidolorifici .. insomma un “bel” momento come équipe … non eravamo a “E.R. Medici in prima linea” ma era quanto di più simile ci si potesse aspettare quaggiù. Alla fine l’abbiamo caricata sulla nostra Ambulanza, regalataci recentemente dal Ministero della Salute, accompagnata dalla zia che aveva dato il sangue, alla quale abbiamo dato una flebo da bere e dei soldi  per comprarsi qualcosa per pranzo e sostituire il mezzo litro di sangue che aveva dato. L’ambulanza ha forato ma, con tutte le buche che ci sono sulla pista, l’autista non se ne è accorto subito ma solo quando ormai il pneumatico era a strisce, irrecuperabile; tentando di sostituire la ruota il crick è sprofondato nella sabbia per cui l’ambulanza si è inclinata improvvisamente e sono dovuti intervenire passanti e altri automobilisti a dare una mano … tutto inutile: la ragazzina è morta prima di arrivare a Ondjiva, e anche se ci fosse arrivata non credo che si sarebbe salvata, vista la gravità delle lesioni riportate. Seconda vittima dell’incidente, la nostra Ambulanza, priva ormai di ruota di scorta, è inutilizzabile finchè non riusciremo a comprare almeno una nuova ruota.
Un altro trasferimento invece ho potuto evitarlo: una 25enne al quarto mese di gravidanza ha abortito qui in ospedale ma la placenta non era uscita e quindi le ostetriche mi hanno chiamato perché perdeva molto sangue. Non c’è bisogno di essere chirurghi per fare un raschiamento uterino: il collo dell’utero era ben aperto ma le ho somministrato ugualmente un antidolorifico e un sedativo, per non farla soffrire minimamente; con lei profondamente addormentata, usando lunghe pinze ad anelli e un apposito cucchiaio raschiatore, ho accuratamente estratto l’abbondante materiale placentare, poi le ho fatto somministrare un prodotto che aumenta la contrazione dell’utero, e quindi blocca l’emorragia, e degli antibiotici; ieri l’ho dimessa con antibiotici da prendere a casa (abita qui vicino) e se n’è andata sorridente, con marito e familiari sorridenti anche loro: arrivederci tra 1 anno, per il nuovo parto!
Ma altri pazienti non ce l’hanno fatta in questi pochi giorni: abbiamo finito i farmaci per l’epilessia e un giovane di 18 anni, che non li prendeva da un paio di settimane, è arrivato in ospedale con convulsioni continue; ho provato a dargli un antiepilettico di cui abbiamo ancora un po’ di fiale, ma è ugualmente morto la notte successiva al ricovero; questa degli epilettici è una questione particolare: l’ospedale ne seguiva solo 2 ma poi un progetto finanziato dal CRS (Catholic Relief Service, la Caritas degli USA) ha permesso di comprare un buon quantitativo di farmaci e di creare una rete di “attivisti” che, oltre a occuparsi dei malati di AIDS (il bersaglio principale del progetto) permette di seguire varie malattie croniche (tubercolosi, lebbra, denutrizione infantile, ipertensione, insufficienza cardiaca ecc.) tra cui gli epilettici e proprio tra questi ultimi il successo è stato superiore ad ogni previsione: se ne sono presentati finora quasi 90, esaurendoci i farmaci che avevamo ritenuto più che sufficienti; altri farmaci anti-epilettici (e anche quelli per la tubercolosi, esauriti anche loro), che abbiamo comprato in Olanda, sono bloccati a Luanda per problemi burocratici … speriamo possano arrivare presto.
Un altro che non ce l’ha fatta è stato un neonato di 12 giorni, bello grassottello, che non aveva niente di preciso, non tosse, non diarrea, non parassiti malarici nel sangue, eppure era grave ed è peggiorato durante il ricovero per cui l’ho messo in trattamento antibiotico “pesante”, ipotizzando una “sepsi neonatale”; alla fine cominciava anche a manifestare i sintomi di una meningite e la cura era quindi adeguata però è stato comunque troppo tardi e ieri notte se n’è andato.
Ieri sera, finalmente, è tornata dalle ferie la coppia di anziani medici curanti, che quindi già oggi hanno ripreso in mano l’ospedale, sollevandomi da questo stress a cui non sono più abituato.
Torno ai miei problemi di gestione ospedaliera, abbastanza soddisfatto di come ho affrontato questa nuova breve ma impegnativa sfida.
Cari saluti a tutti.
Marco

1 commento:

  1. Ciao sono Roberto da Valenza !
    Qui' e' una bellissima mattinata pasquale , il mio pensiero stamane e' per tutti voi che in prima linea state dando il vostro contribuito concreto a dare pace e speranza ai nostri fratelli africani .
    Vi faccio i migliori auguri da parte mia dei miei famigliari e anche da parte di Giuseppe a nome di CUAMM Piemonte.
    Speriamo che a fronte dei passi avanti che si vedono un po' ovunque nella quasi totalita' delle capitali africane qualcosa da parte dei governi arrivi anche nei distretti piu' lontani ...un abbraccio fraterno a Marco e a tutta la comunita' CUAMM
    Roberto e famiglia.
    Ciao!!!

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